Il Cie di Torino ospita più di 100 migranti, per circa un sesto donne. Nel corso del 2011 sono state rimpatriate dal centro d’identificazione ed espulsione torinese 610 persone. Lo stesso dove a marzo erano scoppiati gravi disordini con tanto di lancio di lacrimogeni della Polizia per sedare la rivolta di diversi immigrati e dove proteste e tensioni si susseguono. La gestione è affidata alla Croce Rossa, mentre la sicurezza è sotto il controllo della Questura, che impiega qui, con un reparto interforze, un centinaio di persone. I migranti, secondo la legge, possono restare nel centro fino a 18 mesi, ma i tempi di permanenza medi sono molto più bassi: 8 giorni nel 2003, 10 nel 2004, 40 nel 2011. I trattenuti nel Cie non hanno certezza sul tempo che dovranno passare nel centro, come spiega il funzionario: “Ogni 60 giorni, confermiamo la loro permanenza. Ci sono casi in cui il rimpatrio è molto difficile, quindi i tempi si allungano, abbiamo avuto casi che hanno richiesto anche 6 mesi per effettuare l’espulsione”. Questa incertezza sui tempi e le condizioni di vita, simili a quelle del carcere, scatenano le proteste dei migranti, sempre risolte dalle Forze dell’Ordine senza ricorrere alla violenza, come confermano i trattenuti. “Sono in Italia da 13 anni, tutta la mia famiglia è qui, i miei genitori, i miei fratelli” racconta in video a ilfattoquotidiano.it Abdullah, marocchino di Casablanca, ma con un marcato accento romano, da 20 giorni costretto nel Cie di Torino, che aggiunge: “Lavoravo, ma poi con la crisi ho iniziato a fare del nero e senza contratto non ho potuto rinnovare il permesso di soggiorno. Un giorno sono uscito a far la spesa, mi hanno preso e potato qui”. Nei Cie di tutta Italia ci sono anche cittadini comunitari in maggioranza romeni. Secondo quanto stabilito dall’ex ministro dell’Interno Roberto Maroni, durante l’emergenza Nord Africa, nei Cie non potevano entrare i giornalisti. Nonostante il cambio di governo e fine degli sbarchi massicci provenienti dal Maghreb, in diversi Centri, come quello di Milano, non sono ancora riuscite a entrare le telecamere dei media. A Torino la situazione è tranquilla Questura e Prefettura ci accompagnano per il Cie e lasciano parlare liberamente i migranti. “Decidere se è giusto che vengano tenuti qui, non è compito nostro”, dice una funzionaria della Polizia, Rosanna Lavezzano, “ma una volta qui cerchiamo di trattarli al meglio”. I trattenuti hanno a disposizione un team di sanitari, tra cui uno psicologo e dei mediatori culturali, figure rarissime in tanti altri centri italiani di Cosimo Caridi

 

 

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