La regione Emilia Romagna ha chiesto la restituzione del finanziamento da un milione di euro concesso nel 2006 alla cooperativa Terremerse, guidata dal fratello del governatore Vasco Errani, Giovanni. Una svolta in una vicenda sulla quale la procura di Bologna ha già concluso le indagini arrivando a iscrivere sul registro degli indagati lo stesso presidente della regione.

Infatti secondo i magistrati del capoluogo bolognese l’iter per aggiudicare quel finanziamento, utile per la costruzione di uno stabilimento enologico a Imola, non era regolare, e per questo ha messo sotto inchiesta sia Giovanni, per truffa, che Vasco Errani, quest’ultimo con l’accusa di falso ideologico. Ora l’ente di viale Aldo Moro ha chiesto che quei soldi vengano restituiti con gli interessi maturati dal 2006 ad oggi, cioè altri 353 mila euro.

La vicenda Terremerse si incentra su due diversi filoni. Il primo riguarda la concessione del finanziamento di un milione di euro (oggetto della richiesta di restituzione da parte della Regione) che secondo la procura si basava su un presupposto falso, cioè la fine della costruzione della cantina entro il 31 maggio 2006. Per questo motivo, il progettista dello stabilimento di Imola, Gian Paolo Lucchi, il direttore dei lavori e responsabile della sicurezza Alessandro Zanotti e un altro funzionario regionale, Aurelio Selva Casadei, collaboratore del servizio aiuti alle imprese della Regione, sono indagati per truffa e per aver indotto in errore l’ente sulla corretta ultimazione della cantina. A questi si aggiunge ovviamente Giovanni Errani, anch’egli indagato per truffa e falso.

Il secondo aspetto della vicenda, invece, riguarda il governatore, Vasco Errani, indagato per falso ideologico in concorso con Valtiero Mazzotti e Filomena Terzini, questi ultimi sotto inchiesta anche per favoreggiamento personale nei confronti di Giovanni Errani. Secondo l’accusa Vasco Errani e i due funzionari, dopo aver letto un articolo di un quotidiano sulla vicenda pubblicato nell’ottobre del 2009, in cui si metteva in dubbio la bontà di quella concessione di un milione di euro, avrebbero concordato il contenuto di un documento poi presentato in procura. Un documento che, secondo il pubblico ministero Antonella Scandellari, titolare dell’indagine, avrebbe avuto lo scopo di ridimensionare la posizione di Giovanni Errani e di sviare le indagini dal focus dell’inchiesta già in corso, con dettagli non veritieri.

Adesso nella determina del 12 giugno scorso che chiede indietro quei soldi, si legge che fu proprio Giovanni Errani a indurre l’amministrazione in “grave errore” con le sue dichiarazioni. Nell’atto si legge che le indagini svolte dalla guardia di finanza hanno messo in evidenza “un quadro non coerente rispetto alla tempistica di alcuni atti assunti dall’amministrazione regionale”, tali da “far sorgere dubbi sull’effettività e veridicità delle comunicazioni e dei tempi di realizzazione dello stabilimento”. Per questo la Regione ha deciso di “acquisire ulteriore documentazione” di cui prima non era in possesso. 

I lavori, infatti, dovevano essere ultimati entro il 31 maggio 2006, termine ultimo perché il finanziamento potesse essere concesso. Ma in realtà soltanto a settembre 2006 terminarono le operazioni nella cantina di Imola, fatto che è in contrasto con la dichiarazione di inizio lavori presentata al Comune di Imola in data 20 maggio. Dunque la Regione ha chiesto alla società Cantina dei Colli Romagnoli, con cui nel frattempo si era fusa Terremerse, la restituzione di quel finanziamento concesso nel 2006 perché era “stata indotta in grave errore dalla dichiarazione resa dal presidente pro-tempore della cooperativa in ordine alla ultimazione dei lavori di realizzazione dello stabilimento enologico di via Bicocca di Imola”. 

La Regione ritiene inaccettabile il tentativo della Cantina dei colli romagnoli (che nel frattempo ha inglobato la coop Terremerse), guidata da Giovanni Errani, di tirarsene fuori dicendo di essere estranea alla vicenda, anche perché “la titolarità dell’immobile e dei macchinari oggetto di contributo è ora in capo alla società stessa”.

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