Di seguito ho il piacere di ospitare un intervento di Marco Baltieri, del settore Acqua e difesa del suolo di Legambiente Piemonte/Valle d’Aosta. È un esperto di prelievi idrici, che purtroppo, come avrete modo di leggere, in Italia spesso costituiscono un gravissimo problema.

“Provate d’estate a fare un esperimento: percorrete in auto la fascia pedemontana delle Alpi; ad ogni ponte che attraversa un corso d’acqua fermatevi e guardate giù; potete essere sicuri che, nella stragrande maggioranza dei casi, non vedrete acqua ma soltanto una distesa di pietre. Certamente una situazione anomala, a dir poco inquietante, se si pensa che questi fiumi e torrenti arrivano dalle Alpi e sono alimentati da bacini idrografici piuttosto ampi che dovrebbero garantire un apporto idrico di un certo livello per tutto l’anno. D’altra parte, è una situazione che non corrisponde a quella che troviamo negli altri paesi europei, dove anche nella stagione estiva potete tranquillamente fare il bagno, andare a pescare, fare una discesa in canoa o, semplicemente, godere della vista di un bel torrente alpino.

Il motivo di questo vero e proprio disastro ambientale è molto chiaro: non si tratta certo di “fenomeni carsici” (come pretende una diffusa leggenda metropolitana), se fiumi e torrenti sono senz’acqua è perché questa viene completamente derivata dai canali irrigui e dagli impianti idroelettrici. Eppure, già da alcuni anni, dovrebbe essere obbligatorio per legge il rilascio del “deflusso minimo vitale” (DMV), cioè (come dice la norma) “quel deflusso che, in un corso d’acqua, deve essere presente a valle delle captazioni idriche al fine di mantenere le vitali condizioni di funzionalità e di qualità degli ecosistemi interessati”. Questo parametro corrisponde, se vogliamo usare una metafora, alla quantità minima di aria che sarebbe necessaria a una persona per non morire: un po’ poco, non vi pare? Eppure, ancora oggi, questo obbligo di legge è ben lontano dall’essere rispettato.

La sottrazione d’acqua, causata soprattutto dai canali irrigui o dalle centrali idroelettriche, provoca la distruzione degli ecosistemi fluviali e il peggioramento netto della qualità delle risorse idriche, impedisce gli usi sociali, ricreativi e culturali dei fiumi e dei torrenti, privatizza una risorsa a fini di profitto, scaricando sulla collettività i danni ambientali. In questo settore mancano i controlli (e la volontà di farli), si deroga allegramente alle leggi e gli interessi speculativi di alcune categorie vengono considerati “intoccabili”.

Per mettere in evidenza questa situazione disastrosa, nel corso dell’estate 2011 è stata realizzata una prima campagna di monitoraggio diffuso dei corsi d’acqua (poi raccolta nel “Dossier DMV 2011”) in alcune province del Piemonte, con l’obiettivo di sollecitare le amministrazioni pubbliche a prendere dei provvedimenti urgenti per migliorare lo stato di salute dei nostri corsi d’acqua. Quest’anno, promossa da Legambiente, Pro Natura, Dislivelli e CIPRA (che si occupa a livello europeo di protezione delle Alpi), la campagna viene riproposta come “Fiumi senz’acqua 2012” e comprende tutto l’arco alpino. Questa iniziativa ha avuto e avrà successo soprattutto grazie alla partecipazione delle associazioni ambientaliste, dei canoisti, dei pescatori e di tutti quanti frequentano e amano i fiumi.

Si partecipa alla campagna segnalando le situazioni in cui i corsi d’acqua sono completamente messi in asciutta o con una evidente carenza idrica (ad esempio: l’acqua non scorre più, ci sono molti pesci concentrati in alcune pozze, ecc.). Bisogna allora compilare la scheda di segnalazione (che si può scaricare da diversi siti) e inviarla (via mail o per posta) all’indirizzo indicato nella scheda (allegando una o due foto di quanto rilevato). Le schede di segnalazione verranno poi trasmesse alle autorità competenti; al termine della campagna tutte le segnalazioni verranno raccolte in un dossier, reso pubblico nel modo più ampio possibile per sollecitare concreti interventi a tutela dei corsi d’acqua. La scheda di segnalazione può essere scaricata sul  sito www.legambientepiemonte.it e sui siti dei promotori e partecipanti alla campagna.”

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