È un super appalto che comprende telefonia fissa e mobile, la trasmissione dati e la videosorveglianza, il 113 e perfino i braccialetti elettronici, quelli che dovrebbero servire a sorvegliare i detenuti ai domiciliari. In totale fanno 500 milioni di euro. Paga lo Stato, cioè il ministero dell’Interno. Chi incassa? Qui viene il bello, perché su questo contratto se le stanno dando di santa ragione Telecom Italia e il concorrente Fastweb. La vicenda in verità sarebbe già chiusa, perché il gruppo guidato da Franco Bernabè ha siglato l’intesa con il governo a dicembre del 2011. “Ma non c’è stata gara”, protesta Fastweb, che ha fatto ricorso al Tar. Una richiesta di sospensiva è stata respinta il mese scorso, ma oggi è in programma la prima udienza sul merito della questione. La legge europea parla chiaro, protestano gli avvocati di Fastweb. Un appalto pubblico di questi dimensioni, oltre mezzo miliardo di euro, deve essere assegnato con una gara. Non solo, di solito un contratto così complesso, con servizi tanto diversi tra loro, viene diviso in lotti. E invece niente. Telecom Italia si è presa tutta la torta. Possibile? Certo che sì, ribattono i legali del ministero dell’Interno, perché la legge europea prevede che in alcuni casi siano possibili deroghe alle norme sugli appalti.

Motivi di sicurezza, innanzitutto, visto che molti dei servizi affidati a Telecom incrociano questioni riservate. Per non far circolare troppo informazioni coperte da segreto sarebbe quindi più sicuro non cambiare fornitore. Infatti, l’appalto assegnato negli ultimi giorni del 2011 non è altro che la continuazione di una precedente convenzione con la stessa Telecom. Una convenzione che risale al 2001 ed è scaduta alla fine dell’anno scorso. A quanto pare, al ministero della Difesa la pensano diversamente dai loro colleghi del Viminale, visto che hanno assegnato a Fastweb la telefonia e a British Telecom la trasmissione dati.

 C’è poi un’altra questione singolare che emerge dalle carte. Il contratto prevede che alla scadenza della convenzione Telecom rientri in possesso di software e altri apparati utilizzati dal ministero. E questo, secondo il dicastero guidato da Anna Maria Cancellieri, sarebbe un altro buon motivo per non cambiare fornitore. Di questo passo, però, Telecom avrà l’appalto garantito per l’eternità. Inoltre, dicono quelli di Fastweb, altre aziende pubbliche come le Poste si regolano diversamente: gli strumenti passano al cliente. Adesso tocca al Tar decidere e per l’occasione il ministero degli Interni ha esibito un parere all’Avvocatura dello Stato che nella sostanza ritiene corretta l’assegnazione senza gara pubblica anche se precisa che per il futuro sarebbe meglio ricorrere a una procedura competitiva. Almeno un capitolo della complessa questione resta però difficile da giustificare.

Dalle carte ufficiali si scopre che fino al 2018, cioè fino alla scadenza del contatto, il governo spenderà 9 milioni all’anno per i braccialetti elettronici targati Telecom. Anche in questo caso si tratta del rinnovo di una precedente convenzione. Solo che dal 2001 ad oggi i bracciali sono stati indossati da poche decine di detenuti e all’inizio dell’anno, i dati disponibili segnalavano solo otto dispositivi in funzione. Adesso il ministero si prepara a ordinarne a Telecom altri 2 mila. Qualcuno li userà?

Dal il Fatto Quotidiano del 24 maggio 2012

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