All’Auditorium di Scampia le luci sono spente e una voce fuori campo recita: “la loro vita non interessa a nessuno perché sono di Scampia, il Bronx di Napoli…” (le parole sono del giornalista Sandro Ruotolo). Sulla scena tra veli e luci soffuse appare un fantasma che con gesti spezzati recita le parole di “Respiro di passione” – canzone degli ‘A67 – e introduce due tossici di eroina che ci scaraventano nella cruda realtà della periferia nord di Napoli. Così si è aperto, il 28 marzo scorso, lo spettacolo “Scampia Trip” (prodotto dall’associazione (R)esistenza e dal C.S.V. di Napoli), ovvero la trasposizione teatrale, con la regia di Erminia Sticchi, dell’omonimo progetto multimediale uscito nel 2010 per Ad est dell’equatore. Un libro di racconti e testimonianze – tra cui don Aniello Manganiello, Giancarlo De Cataldo, Sandro Ruotolo – con in allegato un disco degli ‘A67 e un documentario di Luigi Pingitore.
Lo spettacolo è intenso e surreale, un vero trip e l’entusiasmo dei nove “attori” di Scampia si respira, si taglia a fette. Prendi un piazzaiolo, un familiare di vittima innocente di camorra, delle studentesse universitarie e degli adolescenti di scuola media superiore che non sono mai stati su un palco in vita loro; falli recitare, ballare e cantare e ti renderai conto di cosa è capace l’arte. Nel viaggio si mescolano diversi codici artistici, e si susseguono e rincorrono figure e personaggi – un pulcinella, un percussionista, figure femminili, drogati, artisti – storie e canzoni, movimenti e gesti, maschere e colori arricchiti da videoproiezioni e dalla musica degli ‘A67. Il tutto sapientemente amalgamato da una giovane regista napoletana: «a me interessa – spiega Erminia Sticchi – che passi il messaggio che Scampia, nonostante le sue difficoltà, non è poi così diversa dalle altre periferie italiane e soprattutto ci vivono persone normali. Non è stato facile lavorare con ragazzi che non hanno mai recitato. Il mio primo obiettivo è stato quello di conquistarmi la loro fiducia. Il resto l’hanno fatto loro sono una vera forza della natura».
Uno dei momenti più forti dello spettacolo è quando Francesco, che interpreta se stesso, racconta la storia di Mina: “Mi chiamo Francesco Verde e sono nato a Napoli il 14 settembre 1980. Sono il fratello di Gelsomina Verde, vittima innocente di camorra nella faida di Secondigliano nel 2004. Sono figlio di un venditore ambulante di scarpe e di una collaboratrice domestica. Due persone che hanno lavorato precariamente, ma dignitose ed oneste”. Le sue parole tremanti di rabbia, per lo spettatore, sono pugni nello stomaco. Mina è stata ammazzata brutalmente solo perché aveva frequentato per qualche sera un affiliato del clan.
Sul finale il palco, inaspettatamente, si trasforma in un circo che come in un sogno cancella tutto ciò che è stato e lo spettacolo come era iniziato si chiude, con le parole di Sandro Ruotolo, a ricordarci che il voler essere felici nel posto in cui si è nati, e non altrove, non è un desiderio ma un diritto sacrosanto.
Il 18 Maggio mattina lo spettacolo “Scampia Trip” sarà presentato ai ragazzi dell’istituto Galileo Ferraris di Scampia, mentre il giorno dopo sarà al TAN (Teatro Area Nord) di Napoli.
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