Il mistero da 22 milioni di euro lo scopri a Peschiera Borromeo, alle porte di Milano, a due passi dallo stabilimento Mapei del presidente di Confindustria Giorgio Squinzi. Qui nel 2007 l’amministrazione di centrosinistra ha reso edificabili 80mila metri quadrati di terreno agricolo acquistati per 1,5 milioni di euro da una piccola immobiliare. Che un anno dopo ha rivenduto l’area per una cifra superiore di oltre venti volte alla First Atlantic Real Estate, la società coinvolta nell’inchiesta sul presunto buco da 500 milioni di euro nei conti dell’Enpam, la cassa di previdenza dei medici. Solo una speculazione riuscita? Forse no, perché sul caso sta ora indagando la procura di Milano, dopo la denuncia del nuovo sindaco di centrodestra.

Due gli aspetti che sorprendono. Primo, l’Immobiliare Santilo, dopo avere guadagnato dall’operazione almeno 26 milioni di euro, li ha subito persi quasi tutti in un investimento ad alto rischio. Almeno questo si legge nella nota integrativa allegata al bilancio del 2008: la società con le disponibilità ricevute dalla vendita “ha operato un investimento in un fondo immobiliare chiuso olandese che si è dimostrato ad alto rischio e ad alta volatilità, che ha comportato una perdita di 22 milioni di euro”.

Secondo aspetto, tutto riassunto nel lungo esposto presentato ai pm, è invece la questione legata alla sicurezza dell’area. La precedente amministrazione di centrosinistra, con l’astensione di Forza Italia, ha consentito di costruire in una zona che ora i vigili del fuoco ritengono a rischio. Alla Mapei infatti sono stoccati 500 chilogrammi di perossidi organici. “E’ una sostanza assimilabile al tritolo. Può esplodere e mettere a rischio la vita delle persone”, sostiene l’attuale sindaco Antonio Falletta, che sta cercando di bloccare la realizzazione del parco pubblico e dell’asilo previsti nel progetto. Con lui il presidente del consiglio comunale, Luciano Buonocore, ex Msi e leader negli anni Settanta della maggioranza silenziosa, un movimento politico milanese nato con lo scopo di mobilitare le piazze. Esponenti di centrodestra che mettono sotto accusa il progetto voluto dal centrosinistra e dalla giunta guidata da Francesco Tabacchi e dal suo vice Cesare Cerea, entrambi vicini a Filippo Penati, l’ex presidente della Provincia di Milano finito sotto inchiesta per un presunto giro di tangenti legate all’ex area Falck.

Facciamo un passo indietro. E’ il luglio del 2007 quando il consiglio comunale di Peschiera dà il via libera al Programma integrato di intervento per la realizzazione in zona Bellaria di oltre 100mila metri quadri di residenze. Un bel colpo per l’Immobiliare Santilo che ha comprato i terreni solo pochi anni prima, quando erano a destinazione agricola. In cambio, come stabilisce la convenzione firmata con il Comune a fine 2007, i costruttori devono realizzare nell’area un parco pubblico e un edificio scolastico.

Passa qualche mese e la Santilo vende terreno e progetto per una cifra che, secondo quanto dichiarato da Buonocore, è di circa 40 milioni di euro. L’operazione, detratti i costi messi a bilancio nel 2008, frutta almeno 26 milioni di euro. Una fortuna per una piccola immobiliare con due soli soci, nessun dipendente e 10mila euro di capitale sociale. Peccato che il documento contabile registri nello stesso anno una perdita di 22 milioni, motivata con un investimento in un fondo immobiliare chiuso olandese ad alto rischio. Insomma, quasi tutto il guadagno di un’operazione immobiliare assai accorta, secondo quanto riportato nel bilancio, è andato in fumo in poche settimane.

“E’ stata un’operazione sbagliatissima. Sto ancora piangendo adesso”, si giustifica Pierangelo Pezzoli, socio e amministratore unico della Santilo. Ma qual è il fondo olandese tanto sfortunato? Pezzoli sostiene di non conoscerlo e di essere all’oscuro dei dettagli dell’investimento: “Non l’ho seguito io. Ha voluto farlo il mio socio e purtroppo è andata male”. Ma nemmeno il socio, Alberto Ferrari, vuole chiarire: “Non mi metto a commentare i successi e gli insuccessi della nostra immobiliare – dice – Sono nostre robe personali. Non rispondo a domande sgradevoli”.

Secondo il bilancio, dunque, i 22 milioni sono stati bruciati in un fondo immobiliare olandese. Particolare curioso, visto che proprio i fondi immobiliari sono il core business della First Atlantic Real Estate, la società oggi incorporata nell’Idea Fimit che, insieme a tre cooperative locali, ha rivelato tutta l’operazione di Peschiera Borromeo.

Ora tra First Atlantic e comune di Peschiera è guerra di carte bollate. Poco più di un anno fa, infatti, l’attuale amministrazione ha richiesto una serie di nuovi accertamenti ad Arpa (Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente) e vigili del fuoco per verificare i rischi ambientali dell’area, dove sono già stati costruiti nove palazzi e venduti diversi alloggi. Sono saltati fuori elementi sulla pericolosità delle sostanze lavorate alla Mapei e livelli di inquinamento acustico superiori alla norma.

La giunta ha così avviato un procedimento per valutare l’annullamento dei permessi di costruire già concessi, con il fine di impedire la realizzazione del parco pubblico e dell’asilo che il progetto iniziale prevede a ridosso della Mapei. “Vogliamo salvaguardare l’incolumità dei cittadini”, afferma Buonocore, che denuncia anche alcune discrepanze tra gli edifici realizzati e quanto inizialmente previsto dal piano approvato dal consiglio comunale. Secondo Falletta, “nell’opposizione c’è gente che sembra lavorare per l’ufficio vendite dei costruttori”.

Ma l’ex assessore a Ecologia e Mobilità Wanda Buzzella respinge ogni accusa: “E’ stato fatto tutto a norma – replica – La nuova giunta sta cercando di bloccare parco e scuola materna solo per monetizzare queste opere, visto che non ha più soldi”. Dopo una serie di ricorsi e contro ricorsi al Tar, ora tocca alla procura di Milano fare chiarezza. Nel frattempo diverse famiglie hanno già comprato un appartamento. Senza sapere che ne sarà delle loro residenze sul parco.

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