I risultati del voto amministrativo agitano le acque nel Pd e i rottamatori ora chiedono a Bersani di fissare al più presto la data delle primarie in vista delle politiche del prossimo anno.

Il segretario dei democratici puntava molto su queste elezioni comunali per rafforzare la propria leadership,  ma dentro un contesto di tenuta – e in alcuni casi di avanzata – del centrosinistra il voto degli elettori non ha certo premiato il Partito democratico, che in tre delle quattro città più importanti (Verona, Genova e Palermo) ha addirittura preso meno voti rispetto a quelli racimolati dall’Ulivo nelle disastrose amministrative del 2007. A volte anche in modo clamoroso, come a Genova, dove rispetto a cinque anni fa il calo è stato del 10% e del 20% (sì, 20%, voti quasi dimezzati) rispetto al 2008. Per non parlare del caso Palermo, dove gli errori di Bersani sono iniziati dalla candidatura della Borsellino alle primarie. Insomma se il risultato del centrosinistra, dopo i ballottaggi, dovrebbe essere complessivamente buono, quello del Pd è certamente negativo.

E allora è inevitabile che all’interno del partito qualcuno si chieda se sia necessario cambiare timoniere prima dello scontro nazionale, visto che “l’usato garantito” ha dimostrato di essere più una palla al piede che un volano per il Pd. “Le primarie vanno fissate al più presto”, spiega Pippo Civati, consigliere regionale in Lombardia e leader dei rottamatori di “Prossima Italia”, il gruppo che ha formato con Debora Serracchiani dopo il divorzio con Renzi. “Bersani non mi pare si sia ancora candidato ufficialmente, ma noi ci saremo sicuramente”.

Il tempo stringe, “e qui dobbiamo capire quale sarà la coalizione”. La foto di Vasto non lo entusiasma, “preferisco i film”. “A parte gli scherzi abbiamo bisogno del contributo della società civile, ridurre tutto solo ai tre segretari di partito mi sembra illusorio. E non è che aggiungendo un altro segretario cambi qualcosa”. Società civile significa anche Movimento 5 stelle. “Certo, dobbiamo recuperare anche i voti usciti in direzione Grillo ma per farlo dobbiamo rinnovare gran parte del gruppo dirigente”.

Il bilancio del voto che fanno i rottamatori  è lontano dai toni entusiastici professati ieri da D’Alema e Bersani. Secondo Civati bisogna partire da due dati. Il primo sono i voti assoluti. “Contiamo i voti effettivamente presi e non solo le percentuali a cui si riferiscono. Con l’astensionismo crescente, infatti, questa è la disamina più urgente da fare. Altrimenti l’analisi è a metà, e rischia di farci prendere delle sbandate”. Il secondo aspetto chiave è  che “quando crollano gli altri, di solito vinci le elezioni. A noi era successo di perderle, nello stesso modo, e non certo per demerito locale, nel 2007 e nel 2009, quando il vento soffiava in direzione contraria. E giganteggiavano gli altri”. E invece questa volta alla disfatta del centrodestra non è corrisposto un successo dei democratici.

Il percorso dei rottamatori è ripartito a fine marzo dal Circolo Arci Bellezza di Milano, dove il duo Civati-Serracchiani ha radunato le truppe di Prossima Italia per “dare il via alla campagna elettorale per le elezioni politiche del 2013”. A giugno sarà organizzata un’altra convention, sul modello del Big bang renziano, ed è allora che potrebbe essere lanciata ufficialmente la candidatura alla leadership.

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