In qualsiasi attività che comporti una competizione, la regola aurea quando si incontra un avversario più forte è quella di adottare strategie che prima di tutto tendano a neutralizzare i suoi punti di forza cercando di impedirgli di esprimersi sul suo terreno preferito, quello dove la sua supremazia è certa; chi viceversa decide di misurarsi sul terreno preferito dell’avversario più forte soccombe sempre.

È con queste strategie noiose, anche un po’ irritanti, che talvolta i più deboli riescono a vincere il più forte, usando anche un po’ di antipatica astuzia quando necessario. Questa modalità di confronto è talmente radicata nell’essenza dell’uomo che ci sono esempi mitici; Davide non si è neppure sognato di misurarsi nel corpo a corpo con Golia, ma si è inventato la fionda; e così l’ultimo rimasto degli Orazi ha spostato il confronto con i Curiazi sulla corsa che li ha snervati, non potendo affrontarli tutti insieme.

Per fare esempi meno aulici, il tennista inferiore tecnicamente si rifugia da sempre nell’esasperante gioco di rimessa e tutte le squadre di calcio che hanno cercato di misurarsi con il Barcellona sul piano del gioco tecnico ne sono uscite schiantate; il Chelsea che, consapevole dei propri limiti, ha deciso di fare barriera e difendersi soltanto è riuscito vincente contro tutti i pronostici.

Questa elementare nozione di strategia competitiva sembra essere del tutto sconosciuta al Senatore Monti; e pensare che calcisticamente parlando, il “catenaccio”, cioè il non gioco attendista e tendente a distruggere in modo snervante quello dell’avversario, l’abbiamo inventato noi italiani e con quello abbiamo vinto contro avversari tecnicamente più preparati.

Tornando a Monti, anziché cercare di cambiare le regole facendo leva sul legame pericoloso tra i debiti sovrani e la stabilità dell’Europa tutta, ha deciso di affrontare la Germania sul suo stesso terreno, quello della efficienza e della disciplina; ne usciremo con le ossa più rotte di quanto non le abbiamo già da quando con la istituzione dell’Euro senza meccanismi di difesa adeguati ci siamo esposti a un confronto impari.

La storia è nota, la Germania ha padroneggiato sui mercati internazionali ed europei schiacciando le altre economie dell’area Ue, moltiplicando le sue esportazioni senza aumentare significativamente le importazioni se non di materie prime; d’altronde, senza il “catenaccio” della svalutazione competitiva della propria valuta è stato impossibile riequilibrare il divario di efficienza che la Germania ha nei confronti di qualsiasi altro partner europeo. La firma del fiscal compact sancisce, secondo Monti in modo perenne, che la partita si continuerà a giocare sul terreno preferito dalla Germania; non potremo che perdere malamente e non mi sembra applicabile il criterio del tener fede ai propri impegni, dato che la Germania per prima, insieme alla Francia, nel 2003, scelse con estrema decisone di fregarsene delle regole comunitarie che imponevano il contenimento del deficit al 3% del Pil. Quel limite ostacolava la crescita economica della nazione e pertanto un bel “chissenefrega” fu pronunciato senza esitazione.

In Europa qualcuno comincia ad accorgersi che giocare con le regole della Germania è impossibile e che bisogna cambiarle; Hollande è uno di questi e fa capire che, se eletto, le rimetterà in discussione; l’occasione potrebbe essere propizia per spostare la competizione su un  terreno più congeniale, ma Monti ha chiarito che invece vuole rafforzare il legame con la Germania; quale motivazione lo animi risulta incomprensibile.

Rimarrebbe l’opzione agonistica dell’elevarsi al livello dell’avversario, ma il tempo a disposizione per adeguare nell’ordine la burocrazia dello stato, la struttura politico/amministrativa e la non propensione imprenditoriale all’investimento in tecnologie e per eliminare corruzione ed evasione fiscale (questi i veri problemi di non competitività e non la previdenza o il mercato del lavoro) non è sufficiente; in mancanza di una tattica anche dilatoria che ci consenta di mettere mano a tutto quanto sopra nei tempi che servono (ammesso che ce ne sia la volontà) finiremo stritolati dalla macchina tedesca e neppure la speranza che Hollande si metta di traverso ci salverà, dato che Monti si è già schierato preventivamente con la Germania in caso di possibili attriti a livello comunitario.

A meno che finalmente la Politica non si renda conto che stare nell’Euro alle regole tedesche significa per noi “Davide” lottare corpo a corpo con “Golia” e sollevi l’allenatore Monti dalla guida della squadra. 

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