A tre anni dal sisma de L’Aquila, alla Presidenza del Consiglio dei ministri ancora stanno pagando le indennità di dirigenti e funzionari pubblici che hanno lavorato alla realizzazione del progetto C.A.S.E., dei Moduli Abitativi Provvisori (M.A.P.), dei Moduli a Uso Scolastico e Provvisorio (M.U.S.P) e delle altre strutture provvisorie nate a seguito del terremoto del 6 aprile 2009. La cifra totale è considerevole: 4,72 milioni di euro solo per pagare i bonus dei dipendenti pubblici (cui andranno aggiunti gli straordinari oltre allo stipendio che ovviamente hanno continuato a percepire regolarmente) e una manciata di consulenti. Nel 2011 il governo ha versato con questa causale poco più di un milione di euro, ma per il 2012 ne dovrà sborsare circa altri tre, fino ad arrivare a 4.742.447,51 euro complessivi. Vale a dire che nella complicata partita del post-terremoto, quasi cinque milioni se ne sono andati per indennità che, inizialmente, non erano neanche previste.

Di solito, infatti, per i funzionari e i dirigenti che lavoravano per la Protezione civile (nelle missioni dal Sudan allo Sri Lanka, fino ai borghi colpiti dalle alluvioni) valeva la dicitura, sempre messa in calce all’ultima riga di ogni ordinanza o decreto che indicava come “il mandato” dovesse essere “espletato nell’ambito dei doveri d’ufficio”. Vale a dire che allo Stato non doveva costare nulla (salvo alcune ore di straordinario). A L’Aquila, per la prima volta, non è stato così. Ordinanze e decreti della Presidenza del Consiglio hanno infatti via via derogato a quella regola, fissando di volta in volta il compenso “nel limite complessivo dello 0,5 per cento dell’importo totale dei lavori” (ordinanza 3771 del 16 maggio 2009) “nel limite dello 0,3 per cento dell’importo totale dei lavori” (ordinanza 3817 del 16 ottobre 2009), “nel limite dello 0,1 per cento del valore delle opere da ciascuno collaudate” (ordinanza 3843 del 19 gennaio 2010), e ancora “nel limite dello 0,5 per cento” con l’ordinanza 3877 del 2010.

Quest’ultima, che andava a redistribuire le percentuali voce per voce (dal responsabile unico di procedimento al personale amministrativo contabile, passando per i componenti delle commissioni e il direttore lavori) chiariva che quei fondi sarebbero stati versati “in considerazione del livello di responsabilità assunta e dall’effettivo apporto prestato”. Inizialmente a beneficiare di questo compenso dovevano essere le 39 persone individuate allo scopo dal Dipartimento della Protezione civile. Adesso, però, oltre a quelle, ci sono da pagare altre 192 figure per un totale di 231 persone: oltre al personale della Presidenza si annotato i dipendenti di altre pubbliche amministrazioni, e i consulenti esterni.

La lista è lunga. Giovanna Andreozzi, che dalla Corte dei Conti della Campania (all’epoca presieduta da Mario Sancetta) arrivò all’Aquila con il mandato di direttore generale per vigilare sugli appalti: ha ricevuto 30.185,34 euro nel 2011 e attende le competenze per il 2012. Mauro Dolce, alto dirigente della Protezione civile oggi indagato proprio in merito a un appalto del progetto C.A.S.E, ne ha ricevuti 53.662,45 euro, e ne attende altri per il 2012. Franco Gabrielli, attuale capo della Protezione civile, ha ricevuto 22.566,23 euro per essere stato vicecommissario vicario per l’emergenza Abruzzo dal primo maggio 2009 al 31 gennaio 2010 e altri 24.694,42 per la realizzazione dei progetti del post-terremoto (non riceverà però un ulteriore compenso per il 2012). Giancarlo Piccione, altro dirigente della Protezione civile molto caro a Guido Bertolaso, ne ha avuti 29.345,46, e aspetta di chiudere la partita nel 2012. Maria Cristina Ferroni, che della Protezione civile si è occupata di alcuni aspetti amministrativi, ne ha ricevuti 14.909,48 e altri ne attende per il 2012. Due dei maggiori dirigenti della Protezione civile, Angelo Borrelli e Vincenzo Spaziante ne hanno ricevuti rispettivamente 24.378,41 e 46.580,41 (ma il secondo non riceverà alcunché nel 2012).

Ora, sia chiaro, questi emolumenti sono stati riconosciuti per dei lavori effettivamente svolti, in una situazione con ogni evidenza difficile. Certo è che nel grande calderone della ricostruzione nessuno pensava che solo per pagare le indennità e una cinquantina di consulenze di personale esterno alla Pubblica amministrazione, si spendesse una cifra che è poco meno della metà di quanto raccolto da una iniziativa meritoria come “un sms per L’Aquila”.

Da Il Fatto Quotidiano del 7 aprile 2012

B.COME BASTA!

di Marco Travaglio 14€ Acquista
Articolo Precedente

Statale 36: dopo 15 anni e 228 milioni spesi per quattro chilometri, la strada non c’è

next
Articolo Successivo

Sorrento, l’agrumeto di Achille Lauro diventa il box del cognato del boss Carmine Alfieri

next