”La vicenda dell’articolo 18, così come la vicenda degli esodati, se posso dirla con una battuta, rappresentano un fondato motivo per un licenziamento del ministro” del lavoro Elsa Fornero. Che rappresenta “una giusta causa”. Così il leader della Uil, Luigi Angeletti, ospite di SkyTg24 ha commentato il progetto di riforma del lavoro del governo Monti. E ha aggiunto che “l’epoca della concertazione è finita”.

Il ddl potrebbe essere pronto domani. “Dal mio punto di vista è praticamente pronto” ha spiegato Fornero, aggiungendo che se ne dovrà ancora parlare con il premier, con cui ha avviato un confronto. “Ne dobbiamo ancora parlare con il presidente – ha aggiunto la Fornero – Ci sono molti argomenti e molto complessi e ognuno merita di essere approfondito. Abbiamo cominciato il lavoro e andremo avanti”.

La Fornero ha anche messo i riflettori sul prossimo futuro, annunciando che è finito il periodo dei sacrifici e ora è tempo di mettere mano alle misure per la crescita: “Non parlerei di nuove misure di austerity. Spero che ora il nostro paese possa avere misure per la crescita” ha risposto il ministro ai giornalisti che le facevano presente il rapporto della Commissione Europea che non esclude una nuova manovra per raggiungere gli obiettivi di bilancio del nostro paese per il 2013. “Penso che il nostro paese abbia fatto molto – ha concluso la Fornero – e deve continuare a controllare minuziosamente la spesa”.

Il ministro è tornata anche sul tema degli esodati: “Sembra facile trovare i numeri, ma i problemi da affrontare sono molti”, ha detto. Nessun dato nemmeno dal presidente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua che interrogato in Senato sulla questione ha precisato di non averne mai dati in precedenza e di non poterne dare ora. Ma ha ricordato che oggi il ministro del Lavoro ha insediato il tavolo tecnico sul tema esodati e che le stime saranno date entro una settimana.

Ieri sul tema dell’articolo 18 era intervenuto anche il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, secondo cui “o passa tutto o meglio non fare la riforma” a cui oggi replica Susanna Camusso: ”Se non hanno il problema di licenziare, allora ritirino la loro richiesta – ha detto il leader della Cgil – ‘Siamo ben stufi che tutte le imprese scarichino la loro crisi sul costo del lavoro”.

L’allarme degli industriali – Confindustria consegna i dati sulle imprese italiane alla commissione Industria del senato: le imprese italiane sono strette in una morsa costituita dalla contrazione del credito e dai ritardi dei pagamenti, specie da parte delle Pubbliche amministrazioni, che saldano dopo 180 giorni, rispetto ai 35 della Germania. Per gli imprenditori la carenza di credito è uno dei principali fattori di freno alle imprese italiane: oltre ad ostacolarne l’attività, ne penalizza la competitività rispetto alle aziende straniere. “Per ottenere un pagamento dalla P.A – ha riferito Elio Schettino, direttore Area finanza di Confindustria – le aziende italiane hanno atteso 180 giorni nel 2011 (contro i 128 nel 2009). In altre economie avviene il contrario: i tempi di pagamento della PA si sono ridotti in Francia a 64 giorni (da 70), in Germania a 35 giorni (da 40)”.

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