La settimana scorsa il mondo intero ha imparato un nome, quello di Daniel Zamudio, giovane omosessuale cileno di soli 24 anni aggredito, picchiato e torturato per oltre 6 ore da un gruppo di neonazisti. Gli è stato staccato un orecchio, bruciata una gamba, incise delle svastiche su petto e spalla usando cocci di bottiglia e infine stato colpito al cranio con un masso.
Daniel è morto martedì sera al Posta Central, il policlinico di Santiago del Cile. La notizia ha lasciato attoniti tanti. Le foto di Daniel, in particolare quella del post aggressione, hanno fatto il giro del mondo.
In queste ore le considerazioni sono tante e pensare che anche in Italia non siamo immuni da certi crimini fa riflettere: l’ultimo caso di aggressione a causa dell’orientamento sessuale avvenuta nel nostro Paese, risale a due settimane fa, a Varese.
Certo, non si è arrivati ai livelli disumani che si sono raggiunti a Santiago, ma i campanelli ci sono e sono frequenti. Non sono uso a produrmi in allarmismi, ma registro una continua attività di poveri esseri, mentecatti intellettuali, che cercano persino di dare cogenza razionale a ciò che ispira la loro violenza.
L’omofobia è una brutta bestia, come tutte le violenze. La connivenza più pericolosa che le istituzioni e i rappresentanti delle istituzioni possono avere è rappresentata dallo sminuire, dal minimizzare certi fatti che sono invece di una gravità inaudita.
Penso allora che come si fa per tanti altri atti di violenza che hanno ispirazioni ben precise sia urgente che le comunità civili si diano degli appuntamenti pubblici durante i quali riflettere assieme e dire ad alta voce “no”.
È necessario, è utile, è doveroso, ed è necessario, utile e doveroso, che lo faccia anche la città di Bologna. I simboli sono strumenti evocativi potenti che aiutano l’orientamento della comunità.
Già qualche anno fa, nel 2009, Bologna aderì alla giornata internazionale contro l’omofobia e la transfobia che si celebra ogni anno il 17 Maggio; giornata promossa dall’Unione europea che si celebra dal 2007. Obiettivo della giornata è quello di promuovere e coordinare eventi internazionali di sensibilizzazione e prevenzione per contrastare questi fenomeni. Sarebbe bello che per quella data si pensasse qualcosa di significativo per dire con chiarezza un “no” che oggi, purtroppo, appare totalmente necessario.
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