Il presidente del Cagliari, Massimo Cellino

Davide Ballardini da domenica 11 marzo non è più l’allenatore del Cagliari. Al suo posto Massimo Ficcadenti, esonerato a novembre alla decima di campionato, proprio per fare posto a Ballardini. E fin qui tutto bene. Non sarebbe neanche una notizia, dato che il presidente del Cagliari Massimo Cellino è uomo dall’esonero facile, avendo cambiato qualcosa come ventiquattro tecnici in diciannove anni di presidenza. Il problema è che Ballardini non è stato esonerato, come accade sempre agli allenatori, ma è stato licenziato per giusta causa. E proprio nei giorni in cui l’Italia è scossa dalla riforma del mercato lavoro e dal tentativo di abolizione de facto dell’Articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. La clamorosa notizia è stata rivelata questa mattina da L’Unione Sarda.

Secondo il quotidiano, il presidente del Cagliari, dopo avere diffuso la notizia dell’esonero del tecnico romagnolo la domenica, il lunedì seguente ha inviato una lettera di richiamo al tecnico e nello stesso giorno ha provveduto a notificare, con decorrenza venerdì 16 marzo, il licenziamento in tronco per giusta causa all’Ufficio Territoriale del Lavoro di Cagliari. La differenza è sostanziale. In caso di esonero, Ballardini avrebbe continuato a percepire lo stipendio concordato al momento della sua assunzione: 800 mila euro per la stagione in corso e 1 milione per l’anno prossimo. Dato che si tratta di licenziamento per giusta causa, invece, il Cagliari ha provveduto anche all’immediata sospensione dello stipendio. A questo punto, l’unico modo per Ballardini di ricevere i soldi pattuiti al momento della stipulazione del contratto, è di impugnare la decisione davanti al Tribunale del Lavoro di Cagliari. E aspettare una decisone a lui favorevole del giudice.

Sui motivi del licenziamento – scrive L’Unione Sarda – vige ancora un riserbo assoluto, e resta inoltre il mistero di quale possa essere la giusta causa che ha portato all’allontanamento del tecnico. A questo proposito, Ballardini, contattato dalle agenzie di stampa, non ha voluto rilasciare alcun commento. Né ha voluto spiegarlo Cellino, che invece all’Ansa ha dichiarato: “Sinceramente non conosco la procedura adottata con Ballardini, ma il licenziamento per giusta causa per me non è una novità: l’ho già fatto con Sonetti“. L’allenatore toscano è stato per ben tre volte sulla panchina del Cagliari (spezzoni delle stagioni 2001-’02, 2005-’06, 2007-’08), e non è chiaro a quale delle tre volte in cui è stato esonerato si riferisca Cellino, che rivendica così un’antica primogenitura nel licenziamento per giusta causa di un tecnico. Anche se poi, sempre all’Ansa, a proposito del caso Ballardini rimanda tutto “ai legali che si occupano della cosa”.

Rimane comunque la singolarità del ‘caso Ballardini’. Innanzitutto è la prima volta (o la seconda, se così accadde con Sonetti) che un presidente di Serie A decide di allontanare un allenatore tramite il licenziamento per giusta causa. Solitamente, anche nei casi più difficili, si arriva sempre a un accordo economico che prevede una buonuscita per il tecnico. Gli unici esempi di licenziamento per giusta causa nel mondo del calcio (ad alti livelli) sono avvenuti nei riguardi di calciatori che si sono macchiati di reati particolarmente gravi. La seconda ragione per cui il caso diventa di rilevanza nazionale è la tempistica. Sembra quasi che, data l’attuale situazione politica, il Cagliari di Cellino voglia fungere dal laboratorio in materia di licenziamenti facili: facendo da apripista per le altre società intenzionate a liberarsi dei loro tecnici regolarmente sotto contratto senza continuare a pagare loro lo stipendio.

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