Nicolas Sarkozy

Era già chiaro che Nicolas Sarkozy, per colmare il divario che lo divide dal favorito di queste presidenziali, il socialista François Hollande, avesse scelto di virare decisamente a destra. Ma forse nessuno immaginava a che livello. Ieri, dinanzi a una massa oceanica di militanti dell’Ump, il partito di centro-destra, erede della tradizione neogollista, il presidente ha scelto di giocare a fondo la carta della paura per gli immigrati, arrivando a prospettare l’abbandono degli accordi di Schengen da parte della Francia.

Protezionismo su tutti fronti – Che sia per l’immigrazione o per l’economia, la parola d’ordine di ieri a Villepinte, alle porte di Parigi, dove si è tenuto il comizio, è stata protezionismo. “Dato che non permettono più di rispondere alla gravità della situazione, gli accordi di Schengen devono essere rivisti – ha sottolineato dinanzi a 80mila persone (almeno, secondo le stime dell’Ump, comunque 60mila per l’Agence France Presse) -. Non si può lasciare la gestione dei flussi migratori solo nelle mani dei tecnocrati e dei tribunali. Occorre una disciplina comune per i controlli alle frontiere. Si deve poter sanzionare, sospendere o escludere da Schengen uno Stato inadempiente. Se dovessi constatare che, nei prossimi dodici mesi, non ci fosse nessun progresso serio in questa direzione, la Francia sospenderebbe la sua partecipazione a Schengen, fino a quando il negoziato non venga concluso”. Insomma, Parigi potrebbe decidere unilateralmente di ripristinare i controlli sulle persone alle sue frontiere. Nell’aprile 2011, al massimo della tensione per la crisi in Libia e a Lampedusa, Sarkozy aveva già prospettato modifiche a Schengen assieme a Berlusconi. Ma senza arrivare a prevederne un’uscita.

“Il libero scambio sì. La concorrenza sleale no” – E’ stato un altro dei concetti chiave espressi ieri a Villepinte. Nel mirino, i Paesi emergenti come la Cina e l’India, che esportano in Francia, ma che impongono dazi e balzelli alle loro importazioni. Sarkozy propone un Buy European Act, sul modello dello statunitense Buy American Act: una legge che dia la priorità, entro certi limiti, alle aziende europee per gli appalti pubblici. Altro punto: privilegiare le piccole e medie imprese europee rispetto a quelle di grandi dimensioni, ancora per gli appalti pubblici. Infine, esigere la reciprocità commerciale rispetto ai Paesi extra Ue. E, se necessario, introdurre nei loro confronti gli stessi ostacoli al libero commercio da loro imposti. In ognuno dei tre casi, Sarkozy minaccia di intervenire in maniera unilaterale se da Bruxelles non arriveranno novità.

“Voltafaccia sull’Europa” – E’ il commento di Laurent Joffrin, direttore del Nouvel Observateur, sul sito del settimanale. In effetti il presidente francese, che negli ultimi tempi si era presentato come strenuo difensore delle istanze europee e dell’euro, constatemente a braccetto con Angela Merkel (anche in un discusso intervento televisivo con la cancelliera, che lo appoggiava apertamente nella corsa elettorale), ha cambiato in parte registro. Sebbene da un punto di vista diverso, ripercorre le orme del suo rivale socialista, diventando meno europeista. Hollande se la prende soprattutto con le “cieche riforme” volute dal duetto Sarkozy-Merkel e dall’assenza di misure per la crescita economica nel loro progetto. Tutto, in ogni caso, deve passare attraverso l’Europa, che però la Francia, in un modo o nell’altro, vuole a sua immagine.

Le reazioni, da Hollande a Marine Le Pen – “Ha trattato l’Europa come un capro espiatorio” ha sottolineato il candidato socialista in riferimento al discorso del presidente. Secondo lui, è una deriva obbligata “perché ormai Sarkozy non può più presentare nuove proposte ai francesi”, accennando alle tante promesse mancate degli ultimi anni. Una cosa è certa: uno degli obiettivi del comizio di Villepinte è stato il recupero di consensi a destra, quei voti che stanno tracimando verso Marine Le Pen, zarina dell’estrema destra. E la leader del Front National non è rimasta muta: “La Francia è forte, ma indebolita dalla dittatura dell’Europa, che Nicolas Sarkozy ha contribuito a mettere in piedi”. Quanto al socialista Arnaud Montebourg, ha dichiarato che “Sarkozy fa finta di rompere Schengen per filtrare con l’elettorato dell’Fn”. Da sottolineare: in un sondaggio organizzato online dal quotidiano Le Figaro, comunque di tendenza conservatrice, e al quale stamani, alle 9.30, avevano già partecipato oltre 35mila internauti, più del 75 per cento si è espresso a favore di un’uscita da Schengen. Sulla scia della volontà del Presidente.

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