Addio alla famigerata Tessera del Tifoso. Sparisce il contestatissimo strumento di prevenzione e controllo voluto dall’allora ministro dell’Interno Maroni nell’agosto del 2009 ed entrato in vigore nella stagione 2010-2011. Dopo soli due anni, dalla stagione 2012-2013, la tessera sarà sostituita da una vera e propria ‘fidelity card’. La nuova tessera “sarà meno di controllo e più legata alla responsabilità dei tifosi e dei club, con procedure snellite e molti servizi per chi se ne dota”, dice Antonello Valentini, direttore generale della Figc. Mentre il capo della polizia, Antonio Manganelli, spiega che “manterrà inalterate le sue caratteristiche fondamentali già evidenziate negli ultimi due campionati, a cominciare dalla necessità del suo possesso per le trasferte e gli abbonamenti”.

Fra i punti in discontinuità con la precedente tessera invece il fatto che non ci possa essere alcun collegamento bancario, in altre parole il motivo per cui la vecchia tessera è stata considerata illegittima dal Consiglio di Stato. E poi il principio della circolarità della carta, che varrà in tutti gli stadi italiani; la possibilità di utilizzo anche per l’acquisto di biglietti per altre persone e la possibilità di cessione a terzi. Inoltre, è allo studio anche l’abolizione del divieto di vendita dei tagliandi per il settore ospiti il giorno stesso della gara ai botteghini dello stadio.

Nonostante dal Viminale facciano sapere che “ha dato grandi risultati”, in realtà la vecchia Tessera del Tifoso per come era strutturata non poteva sopravvivere. Rilasciata dalle società sportive solamente ai loro abbonati e previo nulla osta della questura competente (che comunicava l’eventuale presenza di motivi ostativi, come un Daspo in corso o condanne, anche in primo grado, per reati da stadio negli ultimi 5 anni), la tessera era l’unico modo per seguire la partita in trasferta nel settore ospiti, ma non solo. Chi ne era in possesso infatti, “poteva” usufruire di determinati benefici di natura commerciale stabiliti dal club di appartenenza, oltre a convenzioni a livello nazionale con società private come Ferrovie dello Stato e Autogrill. E questo è il punto.

Presentata come un sistema di prevenzione e controllo della violenza negli stadi, in realtà la vecchia tessera si è rivelata essere una vera e propria carta commerciale imposta. Rilasciata solo ai titolari di carte di credito, la tessera conteneva un microchip di tecnologia RFID, attraverso il quale appositi macchinari sono in grado di rilevarne i dati a distanza. Contrariamente al parere espresso dal Garante della Privacy poi, sulla vecchia Tessera del Tifoso era obbligatoria la fototessera. Oltre a ciò, al tifoso non era permessa libertà di scelta, perché per seguire la sua squadra era costretto a “compiere un’operazione commerciale che non avrebbe altrimenti compiuto”. Come spiega nelle motivazioni del suo pronunciamento il Consiglio di Stato, che a dicembre ha stabilito l’illegittimità della tessera.

“Brutta notizia per i tifosi che vanno allo stadio solo per divertirsi e non per menare le mani. Hanno vinto le tifoserie ultras e violente, hanno vinto quelle società di calcio come la Roma (di cui è tifosissima la ministra Cancellieri) che mai avevano accettato le regole”. Così scrive l’ex ministro Maroni sulla sua pagina facebook cercando la polemica politica. Quando è stato ampiamente dimostrato che il rilascio di questa famigerata tessera non solo non ha contrastato la violenza (i tifosi in trasferta, non potendo entrare nel settore ospiti, si infilavano nelle altre zone causando ulteriori problemi), ma aveva solo finalità commerciali. Più realistico il commento del vicecapo dell’Osservatorio sulle Manifestazioni Sportive, Roberto Massucci: “La tessera del tifoso ha dato risultati straordinari (…) ora però spetterà ai club valorizzare la funzione di fidelity card con sconti, agevolazioni e tutto ciò che riterranno necessario per aumentare il senso di appartenenza”. E così la nuova tessera in vigore dall’anno prossimo, anche nel nome di ‘fidelity card’ si presenta per quello che è: non un argine alla violenza ma una carta commerciale a punti, tipo quella dei supermercati.

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