Una volta, anni fa, i cieli erano più vivi. Arrivava la primavera ed il cielo si riempiva dei voli delle rondini e dei loro stridii.

Ora, secondo Bird Life International, le popolazioni europee di rondini sono diminuite del 40% in questi ultimi decenni, e la LIPU calcola una diminuzione tra il 20 ed il 50% in Italia, a seconda delle zone. Le cause pare siano molteplici: dal venir meno delle vecchie stalle, alle ristrutturazioni dei tetti, all’uso – tanto per cambiare – dei sempiterni pesticidi. E poi non ci sono più quelle belle siepi di una volta a delimitare i campi…

Ma non mancano solo le rondini all’appello, anche i piccoli uccelli sono sempre meno frequenti, ed anche senza gli spari dei cacciatori. I passeri, ad esempio e soprattutto, sempre secondo la LIPU sono in drastica diminuzione. Specie nelle città, dove i pericoli pare vengano dall’inquinamento elettromagnetico, ma anche dal proliferare di specie competitive come le cornacchie grigie. La popolazione di passera d’Italia, sempre secondo la LIPU, sarebbe diminuita in alcune zone del 50% e talvolta anche di più.

Non sono un etologo, non ho la capacità di individuare le cause certe, e poi, devo ammetterlo, non sono un fanatico dei numeri. Vivo di pancia, non di testa. Mi limito a constatare che i cieli sono sempre più poveri, che i cinguettii sono sempre più rari. E questo mi mette un’immensa tristezza. E mi viene in mente il titolo di un famoso libro di tanti anni fa, che faceva riferimento ai danni immensi provocati dal DDT e da altri prodotti chimici allora ancora agli inizi. Si intitolava “Primavera silenziosa”, e mi pare che si adatti a questo che sembra un irreversibile fenomeno della diminuzione degli uccelli a noi cari. Rachel Carson, l’autrice, all’inizio si domandava: “Perché tacciono le voci della primavera in innumerevoli contrade d’America?”

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