Il dibattito non c’è stato perché la maggioranza ha fatto mancare il numero legale. Altrimenti nel pomeriggio del 6 febbraio il consiglio comunale di Meta di Sorrento avrebbe discusso una mozione di “solidarietà e sostegno morale al comandante e all’uomo Francesco Schettino e ai suoi familiari, comprendendo la portata del dramma umano che essi stanno vivendo”.

E’ scritto proprio così, testuale, nel documento protocollato al nr. 0001072 e firmato da cinque consiglieri comunali di opposizione del paese dove vive il comandante del Costa Concordia, il protagonista del più grande naufragio della storia del 21° secolo, col suo carico di decine di morti e di immensi danni ambientali per il mare e i fondali prospicienti l’isola del Giglio. Una pagina che interpreta e riassume l’atteggiamento di gran parte della comunità del piccolo borgo sorrentino. Che sin dal giorno dopo la tragedia si è stretta in difesa incondizionata del ‘suo’ comandante. Fino a definirlo “un eroe”, come disse all’Ansa pochi giorni dopo il disastro l’assessore al Bilancio Giuseppe Tito. L’assessore, però, era tra gli assenti al momento dell’appello consiliare, come quasi tutta la maggioranza che regge la giunta del sindaco Paolo Trapani. Tra il pubblico che ha atteso invano l’inizio dei lavori c’era anche il fratello di Francesco Schettino, Salvatore. Anche lui un uomo di mare.

Secondo i firmatari della mozione la tragedia del Giglio “vede fortemente coinvolta la comunità metese” della quale fa parte Schettino, e la “campagna mediatica, fortemente diffamatoria della condotta del comandante ed offensiva per l’intera marineria locale ha impietosamente giudicato l’operato dell’ufficiale, emettendo una sentenza di condanna prima ancora che la giustizia faccia il suo corso ed individui tutte le responsabilità e tutti i soggetti cui esse responsabilità vanno ricondotte”. In altra parte della mozione i consiglieri di opposizione denunciano “la gogna mediatica cui la marineria metese, insieme al comandante Schettino, è stata esposta”. Gogna che “tende a demonizzare un nostro concittadino, da tutti conosciuto e stimato, membro di una famiglia per bene, di antiche radici metesi e marinare”. La stampa, secondo i firmatari “nel diffondere un quadro distorto della realtà locale, crea motivi di disordine pubblico e di danno di immagine alla nostra città”.

Se fosse stata discussa e approvata, la mozione avrebbe espresso solidarietà di rito alle vittime della sciagura e solidarietà totale a Schettino e ai suoi congiunti. Invitando il sindaco “a contrastare l’onda mediatica diffamatoria”. Come? Con le querele? Non è chiaro: il sindaco avrebbe dovuto intraprendere “le iniziative da lui reputate necessarie per il riscatto della dignità e dell’immagine della comunità locale agli occhi del mondo” per ricordare che Meta di Sorrento e la penisola sorrentina da sempre hanno fornito “da secoli alle flotte navali ufficiali e marinai di alto profilo professionale e di grande esperienza lavorativa”. Tra i quali anche il comandante Schettino.

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