“Quando ho capito che la nave si stava inclinando ho preso e sono sceso”. E’ il 14 gennaio, il giorno dopo il naufragio della Costa Concordia, e il comandante parla al telefono con un amico, si sfoga. Schettino però non sa di essere intercettato dalla procura che ha piazzato delle microspie nella sala del comando dei Carabinieri di Orbetello dove si trova. E ciò che i pm raccolgono contraddice quanto il comandante dice ai pm di Grosseto: “Sono caduto in una scialuppa. Ero su uno scoglio”. A testimonianza della sua buona fede, il comandante dice: “Non indossavo il giubbotto di salvataggio”.

Ma nelle intercettazioni ambientali del 14 gennaio il comandante dice altre cose, in particolare su come la Costa avrebbe influito sulla scelta di una rotta così pericolosa. Schettino si sfoga e parla di pressioni a ripetizione perché la nave passasse a ridosso dell’Isola del Giglio. “Fabrizio, qualcun altro al posto mio non sarebbe stato così benevolo a passare lì sotto perché mi hanno rotto il cazzo. Passa, passa di là, passa di là, la secca c’era ma non era segnalata dagli strumenti che avevo e ci sono passato…”. Poi il comandante aggiunge uno sfogo personale: “Non ci voglio andare più sulla nave, cambio vita, perché non la vedo tanto bene”.

Ulteriori dettagli sul comportamento del comandante arrivano anche dalle altre deposizioni rese ai magistrati di Grosseto. A cominciare dal “Safety officer” della nave Concordia, Martino Pellegrini. Appena saputo che la sala macchine era allagata, “ho chiesto al comandante (Schettino, ndr) che cosa avrebbe dovuto fare il personale di macchina ma il comandante non mi ha risposto. Qui ho capito che non era in grado di prendere delle decisioni. Ho dato io il comando alla macchina di evacuare”. Ricostruendo i momenti dopo l’urto con gli scogli sul ponte di comando Pellegrino aggiunge: “Ho preso per un braccio il comandante Kristidis (secondo comandante di Schettino, che avrebbe però dovuto assumere questo incarico il 14 gennaio – ndr) e gli ho detto di dire al Comandante di andare avanti con l’allarme generale. Kristidis l’ha fatto – aggiunge Pellegrini – e il comandante ha dato un cenno di consenso. Subito dopo il Trainer Officer ha schiacciato il pulsante di allarme generale”.

Sulle sorti di Schettino, che si trova tuttora agli arresti domiciliari nella sua casa di Meta di Sorrento, il tribunale del Riesame prenderà una decisione il prossimo dieci di febbraio. Intanto – come lo stesso legale di Schettino, Bruno Leporatti, ha confermato – domani sarà presentato al tribunale del riesame di Firenze il ricorso per ottenere la scarcerazione del comandante. Il comandante sarebbe “profondamente turbato, scosso da questa tragedia”, dice l’avvocato, secondo il quale la figura di Schettino va valutata complessivamente, tenendo conto del suo percorso professionale. Sempre sul fronte delle indagini, questo pomeriggio è stato recuperato dalla plancia del relitto del Concordia un computer che è stato consegnato alla procura di Grosseto.
Dichiarazioni sono state rilasciate anche dal comandante Mario Palombo che ha sottolineato di “non aver mai detto a Schettino di avvicinarsi a 10 metri dalla costa. Lui può dire quello che vuole. Anzi voglio una volta per tutte smentire che quell’inchino fosse rivolto a me. Io vivo 9 mesi all’anno a Grosseto”. Ed ha precisato che non c’è stato soltanto l’inchino del comandante Schettino: dal 2007 al 2011 i “saluti ravvicinati ad andatura ridotta” al Giglio, come li chiama il comandante Mario Palombo, sono stati quattro, “concordati con la Capitaneria di Porto e la società armatrice”. Gli inchini sono stati almeno “quattro, sempre durante l’estate, uno con la Costa Pacifica e tre con la Costa Concordia”. Nessuno di questi saluti “è avvenuto sotto il comando di Schettino” ha aggiunto Paolmbo e l’ultimo transito “è stato il 14 agosto 2011 su accordo della Compagnia con il sindaco del Giglio, con la mia intermediazione”. Ma non solo: “preciso che – prosegue Palombo – il passaggio ravvicinato davanti a Giglio porto era, negli altri casi, già stato precedentemente inserito nel programma di viaggio messo a disposizione dei passeggeri alla voce navigazione turistica”.

Le ricerche

Sospese le ricerche di dispersi anche nella parte emersa della nave, quelle nella parte sommersa non sono effettuate in notturna, per il peggiorarsi delle condizioni meteo-marine, dopo che erano andate avanti per tutta la giornata. Durante le operazioni odierne è stato trovato dai sommozzatori un altro cadavere. Il bilancio dei morti accertati sale così a 16. La sedicesima vittima è ancora una volta una donna, probabilmente anziana, trovata sul ponte 3 ancora con il giubbotto di salvataggio addosso. Nel frattempo è stata identificata un’altra delle vittime: si tratta di Luisa Virzì, 49 anni, originaria di Enna, il cui cadavere è stato recuperato nella zona sommersa della nave nei giorni scorsi. La donna era a bordo della Costa Concordia assieme all’amica Maria Grazia Trecarico, che risulta ancora dispersa. Con loro viaggiavano anche la figlia di quest’ultima, Stefania, e il suo fidanzato Andrea Ragusa, che invece si sono salvati. Dei sedici i corpi recuperati, dieci sono stati identificati e sei sono ancora senza nome.

Le operazioni di rimozione del carburante

Per affrontare lo stato di emergenza del disastro, il Consiglio dei ministri ha stanziato 5 milioni di euro. La cifra è indicata nel decreto del presidente del Consiglio Mario Monti con cui Franco Gabrielli è stato nominato commissario straordinario. Intanto sono in corso le attività preliminari della Smit Salvage, l’azienda olandese incaricata dalla Costa Crociere di rimuovere dal relitto il carburante, insieme all’azienda Neri di Livorno. Lo ha confermato lo stesso Gabrielli durante il briefing quotidiano. “Il pontone – ha spiegato Gabrielli – si è posizionato in prossimità dello scafo e sono iniziate le immersioni, solo diurne”. Il capo dipartimento della Protezione civile ha detto che le operazioni di pompaggio avverranno ventiquattro ore al giorno, anche se materialmente l’operazione non inizierà prima di sabato e “proseguiranno salvo peggioramento delle condizioni meteo”. Gabrielli ha poi concluso che “sarà l’Arpat, l’Agenzia per la protezione ambientale della Toscana, a dare informazioni dettagliate e periodiche sullo stato ambientale del mare attorno all’Isola del Giglio”.

E proprio per meglio garantire la tutela del proprio territorio ed ottenere le risorse per riqualificarlo il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi ha comunicato che la Regione si costituirà parte offesa e civile nel processo sul naufragio Costa: “E’ giusto che la Toscana – ha detto – si costituisca al meglio nei vari procedimenti per ottenere risarcimenti a favore del territorio e della popolazione”. Secondo Rossi “questa nave risponde a una società americana ed è bene che sia chiamata in causa” e inoltre “non vogliamo lasciare nulla di scontato, perchè questa è una ferita non solo per chi ha perso i loro cari ma anche per la Toscana stessa”. E sulla stabilità della nave ha aggiunto:”Esiste la certificazione che la nave è stabile. La certificazione arriva fino al punto di considerare che un’onda massima possibile, di 2,5 metri, non dovrebbe produrre nessun effetto negativo”.

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