Sul Corriere della Sera del 2 Gennaio 2012, Alesina e Giavazzi hanno pubblicato un articolo dal titolo “Ricchezza, equità: troppi gli equivoci” nel quale, oltre a dissertare su vari argomenti, dalla qualità della ricchezza alla produttività delle aziende, alla crescita economica, hanno inserito due passaggi, in due punti lontani del loro articolo, che non possono che essere l’uno la conseguenza dell’altro ma che, a rigore di logica non possono essere derivati l’uno dall’altro senza qualche aggiunta.

Il primo passaggio recita: “[La ministra Fornero] pensava, giustamente, che il nostro sistema previdenziale fosse stato reso sostenibile dalla riforma Dini: bisognava solo accelerarla. In pochi giorni lo ha fatto e oggi le pensioni italiane, pur non perfette, sono più sostenibili che in molti Paesi europei.”

Il secondo, invece: “L’ottima Elsa Fornero non deve arrendersi ai sindacati. Il Paese le deve già molto, le chiediamo ancora più coraggio e Mario Monti le deve tutto il suo appoggio.”

Va bene che avere due economisti al prezzo di uno come firmatari di un articolo dovrebbe soddisfare i lettori più esigenti, soprattutto in materia di credibilità, però un tantinello di analisi logica (in senso aristotelico e non in quello scolastico) si può aggiungere per colmare la lacuna che altrimenti c’è nell’argomentazione.

Dunque il sillogismo dei due economisti è, inserendo l’omesso:

Premessa n.1: La ministra Fornero ha accelerato la riforma rendendo un sistema già sostenibile più sostenibile che in molti paesi europei (questo è un dato di fatto vero e non necessita di diomostrazione).

Premessa n.2 (Omessa): Rendere il sistema già sostenibile il più sostenibile d’Europa è stato un servizio reso al Paese (questo è tutto da dimostrare, ne parliamo dopo).

Conclusione: Il Paese deve molto alla Ministra Fornero.

Senza la premessa n.2, che i due economisti hanno omesso, la conclusione non è logicamente derivabile, ma riguardo alla premessa n. 2 ci sono non solo dubbi sulla sua validità, ma addirittura quasi rivolte di piazza (nel Paese reale).

Alesina e Giavazzi devono probabilmente pensare che stabilire la verità delle loro premesse (anche di quelle omesse) non sia fondamentale allo scopo di asserire la verità della conclusione del ragionamento ma, purtroppo per loro, così non è; deduco (ma è una mia illazione) che l’argomentazione logica non rientri tra le materie di studio delle facoltà di Economia.

Potrebbe però essere che la premessa n.2 sia vera e magari Alesina e Giavazzi si ingegneranno, dati alla mano, di dimostrarne la veridicità, magari con una argomentazione un po più solida e qualche dato a supporto; per il momento dobbiamo accontentarci di ritenere che il servizio reso al Paese sia nella possibilità di aumentare l’avanzo della gestione previdenziale Inps U(che già c’era), quindi una materia di conti economici nudi e crudi.

Non mi pare che questo basterebbe a definire questa riforma un servizio al Paese perché altrimenti, in modo provocatorio, sarebbero servizi resi al Paese anche:

– Tagliare significativamente i fondi per la pubblica sicurezza e ridurne gli organici; in questo modo avremmo la Pubblica Sicurezza più sostenibile d’Europa:

– Aumentare i ticket delle prestazioni sanitarie fino al valore effettivo della prestazione; in questo modo avremmo il Sistema Sanitario più sostenibile d’Europa.

– Raddoppiare la periodicità di asfaltatura delle strade statali; in questo modo avremmo il sistema di manutenzione delle strade più sostenibile d’Europa.

E potrei continuare quasi all’infinito.

Ovviamente nessuna delle misure di cui sopra è applicabile prima di avene valutato gli impatti deleteri sul Paese, perché con buona pace di Alesina e Giavazzi, la bontà di una riforma non si esaurisce nel conto economico, nel quale gli economisti sono indubitabilmente ferrati, ma comporta anche una analisi del costo sociale della riforma stessa.

Da quanto si vede, si sente e si legge (solo da qualche parte) il costo sociale della Strariforma Fornero è bello elevato; basta citare la lotteria dei disoccupati a cui ostinatamente il Ministero si rifiuta di porre fine con un semplice trattino di penna sul “nei limiti delle risorse…etc.” al comma delle esenzioni oppure l’efferatezza del non indicizzare le pensioni al di sopra di 1.200 € netti in tempi nei quali l’inflazione ricomincia a tuonare.

Fino a quando qualcuno non dimostrerà che un migliaia di disoccupati messi alla fame mentre i loro 35-40 anni di contributi restano saldamente in mano allo Stato oppure centinaia di migliaia di pensionati impoveriti dal blocco delle indicizzazioni sono un prezzo sostenibile dal punto di vista sociale allo scopo di rendere il nostro sistema già sostenibile più sostenibile che in molti paesi europei, devo concludere che la premessa n.2 è non vera e che quindi la conclusione che “ Il Paese deve molto alla Ministra Fornero” è anch’essa non vera.

Forse discutere preventivamente e in modo serio con chi rappresenta le istanze dei cittadini in questa materia avrebbe consentito di rendere effettivamente un servizio al Paese producendo una riforma che in un bilancio sociale ed economico si potesse considerare come tale.

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