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2013, Cina padrona
Il romanzo proibito del Murdoch di Pechino

Un viaggio tra le rappresentazioni della Cina e dei cinesi nella letteratura distopica. Come gli scrittori italiani vedono il "pericolo giallo"
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Illustrazione di ALE + ALE

Il dizionario Hoepli definisce la distopia: “Utopia al contrario; situazione, condizione futura presentata e descritta come negativa, sgradevole e non auspicabile in alcun modo”. Di questo concetto molti scrittori hanno fatto un genere letterario, caratterizzato da storie di fantapolitica spesso ambientate in un futuro non troppo lontano, né nello spazio né nel tempo. Aldous Huxley e George Orwell sono considerati maestri del genere, utilizzato per denunciare le ingiustizie del loro tempo. Ma cosa accade se dietro questo strumento letterario si nascondono forme di razzismo e il perpetrarsi di stereotipi?

Nelle pagine di Saturno, in edicola il 6 gennaio, si analizzano e confrontano le voci di chi ha usato la distopia per raccontare la Cina di oggi, dall’interno e nelle sue relazioni con l’Europa. Cecilia Attanasio Ghezzi, caporedattrice del sito China Files, ci racconta Cina 2013: l’era della prosperità dello scrittore Chan Koon-chung: un libro di fantascienza su una Cina che domina ormai il mondo, culturalmente ed economicamente. Ma a quale prezzo?

Mauro Novelli dal canto suo segue le tracce del dilagare della sinofobia nella letteratura, dalle origini americane nell’opera di Jack London fino alle recenti opere di autori italiani come Tommaso Pincio e Antonio Scurati. Che lo stereotipico pericolo non sia solo un modo per esorcizzare la paura di un futuro difficile?

E poi, come ogni settimana, vi aspettano recensioni di libri ed eventi culturali, le pagine multimediali di Saturno 2.0 e le rubriche di Antonio Armano, Gianni Canova, Alessandro Bergonzoni, Marco Filoni e Camilla Tagliabue.

Infine, chi pungerà la prima vespa del 2012 di Riccardo Chiaberge?

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