Chi sta manovrando lo spread in modo occulto? E’ possibile che la crisi dell’Eurozona sia stata pianificata dall’industria finanziaria ingorda e corrotta? Chi sono gli uomini che stanno decidendo come condizionare i mercati? Credo che il giornalismo coraggioso, assolvendo il suo ruolo di “watch dog” – quindi di cane da guardia dei poteri forti – deve concentrare i suoi sforzi investigativi in questa direzione se vogliamo veramente capire perché il mondo rischia il collasso economico. Negli Stati Uniti il film inchiesta Inside Job ha sollevato un velo incredibile sul ruolo delle banche d’affari nella creazione della crisi finanziaria del 2008. Ma c’è ancora molto da scoprire.

Nel 2010 il New York Times ha rivelato il piano segreto di nove banche d’affari per dividere l’euro in due e metterlo in ginocchio. La notizia è stata commentata da Eugenio Scalfari in un editoriale pubblicato il 19 dicembre dello scorso anno: “Il New York Times ha descritto il funzionamento di questa ‘Cupola’ ed ha anche indicato le banche che la compongono: J. P. Morgan, Bank of America, Goldman Sachs, Ubs, Credit Suisse, Barclays, Citigroup ed altre per un totale di nove. Ma ciascuna di esse possiede una quantità di partecipazioni e diramazioni in tutto il mondo e capitali immensi a disposizione.

Cosa si può fare con immensi capitali a disposizione? Si può orientare i mercati e condizionare i governi. Si può far salire e scendere lo spread in un attimo. Il 10 novembre scorso Milano Finanza rivelava che “sui mercati si è diffusa la voce che sia stata Goldman
 Sachs a innescare l’ondata di vendite di Btp, poi seguita dagli hedge fund
 dalle altre banche d’oltreoceano. Goldman 
Sachs ha dato il via a un vecchio giochetto: con opportune vendite si
 schiacciano i prezzi dei Btp il piu’ possibile per poi, un attimo prima 
del superamento della crisi (le dimissioni effettive di Berlusconi), farne
 incetta a prezzi da saldo.” La notizia, ad oggi, non è stata mai smentita. E in questi giorni si parla del rischio di crollo dell’euro.

Il giornalista per mestiere collega fatti e tracce. E si pone domande. Se una banca d’affari come la Goldman Sachs, alleata con altre centrali finanziarie, può usare immensi capitali per condizionare le aste dei titoli di stato, impennare lo spread dei titoli italiani, francesi, tedeschi, quindi in ultima analisi condizionare i debiti sovrani, che arma ha la politica per difendere i cittadini dal rischio di impoverimento dovuto alle speculazioni occulte? In questo momento, nessuno. Ho sostenuto in un precedente post che bisognerebbe avviare una inchiesta internazionale sugli speculatori, facendo nomi e cognomi. Un tenue tentativo è stato fatto in America: il senatore Carl Levin ha messo sotto torchio i dirigenti di Goldman Sachs – accusati di vendere intenzionalmente “titoli spazzatura” – e ha chiesto che pagassero una multa di 550 milioni dollari. Pochi mesi fa il senatore ha poi rincarato la dose, chiedendo che la banca d’affari sia sottoposta a ulteriore indagine per individuare responsabilità penali relative alla crisi del 2008. In Francia, invece, nelle ultime settimane Le Monde ha attaccato ripetutamente la Goldman Sachs, mettendo in evidenza la sua influenza in Europa.

In Italia invece solo la Rete ha puntato il dito contro le banche d’affari che hanno un ruolo nella crisi che sta attraversando il nostro paese. Il blogger Claudio Messora, nel post intitolato “Goldman Sachs innesca la crisi e poi piazza Monti a risolverla”, si pone alcune domande. E nei giorni successivi ha rivelato che nella pagina italiana di Wikipedia relativa a Goldman Sachs è sparito l’elenco dei politici ed economisti che hanno lavorato con la banca d’affari.

Anche nei social network è diffusa la sensazione che le banche d’investimento siano i registi occulti della crisi attuale. Su Facebook, ad esempio, molti utenti hanno inserito tra il nome e cognome le parole “GoldmanSucks” (scritto proprio così, cioè “GoldmanFaschifo ). La politica replica con l’accusa di complottismo. Ma cosa è un complotto? E’ un piano nascosto pensato da un soggetto per raggiungere uno scopo. Ed è esattamente il risultato che abbiamo sotto gli occhi: l’improvviso protagonismo dello spread e l’attacco alla moneta unica europea. Con le banche d’affari pronte a spolpare risorse finanziarie e aziende in crisi.

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