La Grecia ha un nuovo governo. Il parlamento ha votato la fiducia al nuovo esecutivo di unità nazionale guidato da Lucas Papademos con oltre 250 voti a favore su 300 deputati votanti. Tutto è avvenuto senza sorprese. Voto compatto a sostegno dell’ex vice presidente della Banca centrale europea è arrivato da parte dei due principali partiti del Paese: il Pasok dell’ormai ex premier George Papandreou e la Neo Demokratia di Antonis Samaras.

Samaras, fino a ieri all’opposizione, ha confermato il proprio sì con il chiaro obiettivo di mettere in cassaforte la sesta tranche da 8 miliardi di euro del primo pacchetto di aiuti internazionali. Niente sorprese dell’ultimo momento, insomma. Nd ha votato la fiducia, e si prepara a sostenere compatta tutti i provvedimenti del nuovo governo. “Le assicurazioni personali date per iscritto – ha detto il leader di Neo Demokratia – . Non possono costituire un impegno più forte di quello rappresentato da un voto di fiducia”.

Il leader dei conservatori, però, non sembra voler mollare la presa su una questione delicata, che nei giorni convulsi precedenti alla nomina di Papademos sembrava potesse diventare uno scoglio insuperabile: il ritorno alle urne il prima possibile. Nel suo intervento in Parlamento, infatti, Samaras ha chiesto elezioni entro tre mesi per garantire, o meglio riportare, la pace sociale nel Paese.

I toni tra il Pasok e Neo Demokratia, in ogni caso, sono rimasti pacati. Al contrario, alla vigilia del voto il primo ministro uscente non ha lesinato qualche stoccata a Bruxelles. Papandreou, che ha invitato il Paese a sostenere il governo di unità, si è tolto qualche sassolino dalla scarpa rimproverando l’Europa di “sordo razzismo e pregiudizio” nei confronti della Grecia. “Vediamo cosa diranno loro quando la crisi busserà alle porte della Francia e del Belgio. Di fronte ai mercati – ha aggiunto il leader del Pasok – non sono sufficienti i programmi di risanamento economico”.

Durissimo, invece, l’intervento parlamentare contro il governo da parte del giovane presidente del gruppo parlamentare di sinistra Syriza, Alexis Tsipras. Un esecutivo, secondo Tsipras, “tripartito”, che “ricatta il popolo e gli chiede di suicidarsi per l’accordo-cartastraccia del 26 ottobre”.

Ottenuto il via libero del Parlamento, ora il neo-governo si prepara a un’agenda fittissima di scadenze e appuntamenti per scongiurare la bancarotta del Paese. Già per stasera, infatti, è atteso l’arrivo del direttore generale dell’Istituto di finanza internazionale, Charles Dallara, incaricato di negoziare con Atene proprio le tappe del piano ellenico per la riduzione del debito. E a spingere ancora sull’acceleratore per avviare tagli e riforme arriva anche l’ennesimo appello di Bruxelles, dopo giorni di nervosismo nei mercati. È “cruciale” che l’Italia e la Grecia applichino gli impegni presi con l’Europa, ha fatto sapere il portavoce del commissario Ue agli Affari economici, Olli Rehn.

Non sembra esserci bisogno di opere di convincimento ad Atene. È lo stesso premier Papademos ad aver sottolineato il bisogno che il Paese si muova con rapidità ed efficacia per far fronte alla crisi economica. Partendo da una convinzione: “Affrontare i problemi della Grecia sarà più difficile se la Grecia non farà parte dell’eurozona”, ha sottolineato il nuovo premier.

Un modo per rispondere all’augurio/monito del cancelliere tedesco Angela Merkel, arrivato prima del voto di fiducia. “La Germania resterà vicina alla popolazione greca in questo momento di difficoltà per superare le sfide comuni”, ha scritto in una lettera di auguri indirizzata a Papademos, aggiungendo la richiesta di “riforme necessarie e decisive” per il Paese. “Hai assunto l’incarico in un momento difficile – ha scritto la Merkel rivolgendosi a Papademos – . Non solo per il tuo Paese, ma per tutta la zona euro”.

Il premier, infatti, si ritroverà tra le mani un Paese dove nell’ultimo anno e mezzo sono stati persi 270mila posti di lavoro, con la disoccupazione (ufficiale) al 18,4% e dove si prevede che entro la fine di quest’anno il numero dei senza lavoro raggiunga il milione. Nel 2010, inoltre, la riduzione del Pil ha portato la Grecia al terzo peggior posto nella lista di 215 nazioni, mentre il mercato finanziario ha perso 230 miliardi di dollari dal 2008 e 112 miliardi di dollari dalla fine del 2009.

di Tiziana Guerrisi

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