La lunga pausa estiva ha aiutato i più recidivi a capire che la tv non è fatta di 6 o 7 canali. C’è qualcosa di più nel satellite e nel digitale. Qualcosa certo, non molto, perché molti canali non sono che la fotocopia di altri e in fondo il pubblico “generalista” fa ancora gola alle aziende, ma tra internet e i canali digitali, se l’offerta non si può dire “diversificata” si sta comunque diversificando il pubblico.

Perché è  importante che l’operazione tv di Santoro funzioni? Perché è importante che funzioni prima ancora di capire se il suo programma ci piacerà?

Perché può smuovere un bel po’ di pensieri e può far funzionare un bel po’ di teste. Primo può far passare un bello spavento a chi ritiene che la torta delle sponsorizzazioni sia un giochino blindato che non si può forzare. Secondo può dimostrare a chi ha voglia di scommettere sulla propria professionalità che le strade per accedere al pubblico non sono né segnate né scontate. Terzo, può dimostrare che non sempre il circuito dei media “minori” deve fare da trampolino per accedere ai media “maggiori” ma può avere una vitalità autonoma sia come meccanismo comunicativo che come linguaggio.

Non so se il nuovo programma di Santoro mi piacerà. Ultimamente non mi piaceva e lo preferivo quando proponeva tesi proprie a quando ha ceduto al meccanismo “ballarò” con discussioni tra maggioranza e opposizione e lo studio si è riempito di politici.

In ogni caso penso sia doveroso fare di tutto perché questo programma funzioni, perché è un’idea che non si lega a un canale, a un sito, a un mezzo comunicativo, ma è fatto da gente che ha capito (forse forzatamente) che il mondo della comunicazione si è evoluto e sarebbe ora che ci evolvessimo anche noi fruitori spesso troppo passivi della comunicazione vetero-televisiva.

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