Quando leggo le notizie sulla Tunisia mi capita di agitarmi, quando ci sto in mezzo sono molto più rassicurato. E’ vero che le elezioni hanno aperto una imprevista, improvvisa e acuta crisi a Sibuzid. Squalificata la lista che lì aveva vinto, prendendo ben tre seggi, la gente è scesa in piazza.

Ma l’umore generale a Tunisi, pur con tutte le incertezze politiche, resta buono, ancora influenzato dal successo partecipativo delle elezioni. Piuttosto che ai brogli – che non ci sono stati – bisognerà cominciare a pensare ai problemi che hanno tutte le democrazie, il potere delle tv, il condizionamento anche familiare o di clan nel voto etc…

Da notare una cosa: il risultato generale delle donne è stato straordinario anche se dovuto a fattori contraddittori. Ci si aspettava  una particolare presenza e sensibilità nei partiti che noi definiremmo laici, invece, per via del meccanismo elettorale, sono state elette molte candidate del partito islamista (moderato). Per avere un’idea, 39 donne su 90 eletti di Ennahda e solo 10 donne sui restanti 127 eletti.

La ragione non è legata agli orientamenti sul tema, è che quasi tutte le liste avevano al secondo posto una donna (e poche ce l’avevano al primo posto) e ovunque Ennahda ha preso almeno due seggi, mentre le altre liste piazzavano solo il primo, quasi sempre maschio. Comunque sia, ora c’è una percentuale di donne parlamentari del 24%, qualcosa vorrà pur dire.

Insomma la Tunisia dovrebbe suscitare più interesse che diffidenza. Mi piacerebbe che circolassero le parole e le emozioni, appena celate, di tre giovani milanesi del gruppo Sinistra Critica, che ho intervistato all’aeroporto di Tunisi mentre stavano concludendo la loro visita.

Tra le neo deputate velate, ecco Imen Ben Mohamed, la giovane residente a Roma, intervistata tre giorni prima delle elezioni.


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