Lo stupro dell’Italia è oramai compiuto. Dopo qualche decennio di sevizie il Belpaese è stato stuprato. Non di nascosto, sia ben chiaro, ma sotto gli occhi di tutti. Occhi inorriditi alcuni, occhi pieni di segnali di allarmi altri, per lo più occhi distratti dalla tv ipnotizzante e junkizzante, occhi compiacenti e acclamanti, occhi affetti da cecità cronica, occhi strabici o polifemici.

Occorre dunque comprendere chi sia l’autore dello stupro, possibilmente incriminarlo e impedire che reiteri il grave delitto. Ciò per almeno due motivi: il primo è che è stata stuprata la madre di tutti noi; il secondo è che lo stupro ha reso inferma la madre e dunque non può più accudire i figli.

C’è un terzo motivo, forse il più importante di tutti. Far sì che l’irresponsabilità, l’impunità, l’illegalità, l’immoralità inscindibile dalla legalità non ammorbino questo Paese con il loro greve tanfo.

Dal tanfo al tonfo, il passo è assai breve. Nel nostro caso il battito d’ali di un colibrì.

Se lo stupro è avvenuto sotto gli occhi di tutti è evidente come vi sia un responsabile. Urge l’identificazione dello stesso, l’accertamento dell’entità dello stupro e la privazione della libertà (d’agire ed economica) dello stupratore.

Iniziamo con la delimitazione della condotta dello stupro: il momento iniziale, la durata della condotta e il momento conclusivo. Lo stupro trova probabilmente un momento iniziale 20 anni fa durante le stragi di mafia che hanno eliminato Falcone e Borsellino. In quel momento accadono fatti gravi e inquietanti che ancora oggi si vogliono negare, tranne svelarli a puntate come in un giallo. Mani pulite, la discesa in campo del one man show o self made man o ghe pensì mì (che non è inglese, lo spiego ai non padani, ossia a tutti), la delega in bianco malamente eseguita nel ventennio.

In realtà, senza voler togliere alcun (de)merito al Millionaire baby della Brianza, lo stupro di questo Paese trova il suo inizio ancor prima, nel decadimento morale della classe politica, nel craxismo sfavillante che ci ha donato un abnorme debito pubblico, tra tangenti ai partiti (e non solo ai partiti) e scambi immorali con parte della classe elettorale (baby pensioni; crescita iperbolica e incontrollata del fabbisogno della pubblica amministrazione; opere incompiute; emergenza rifiuti; omessa riforma della giustizia e del fisco; omessa lotta all’evasione fiscale; creazione di enti inutili; condoni; aumento del costo della politica etc.).

L’unica differenza tra il pre-ventennio e il ventennio, ultimo sciagurato, risiede nel fatto che nel primo non si applicava la massima del diritto romano secondo cui il principe è legibus solutus, svincolato dalle leggi. Né l’assioma quidquid placuit principi legis vigorem habet (quello che piacque al principe ha forza di legge) che ha caratterizzato l’ordine politico pagano fondato sul dogma dell’onnipotenza e sul mito della divinità del capo.

E’ evidente che la nostra (ancor fragile) democrazia si è lentamente trasformata in una telecrazia nella quale la chimera di divenire tanti Millionaire baby ha nascosto ciò che stava avvenendo ogni giorno. Eppur si muove(va) e tanto!

La telecrazia ci ha consegnato un principe, poco illuminato, che ha legiferato per se stesso, senza alcun pudore, anzi, facendosene un vanto, inventandosi lo scontro tra poteri, consentendo di legiferare nei ritagli di tempo e male per la collettività. Nel fare ciò, tuttavia, si è dato inizio allo stupro di questo Paese, peraltro ancora non concluso, dunque “reato permanente”, e usando come armi l’aumento incontrollato del debito pubblico – senza accompagnarlo con una crescita dell’efficienza dello Stato, anzi con il suo smantellamento -, l’affarismo privato, l’aumento indiscriminato dei privilegi di chi comanda e affini, il finto riformismo (l’annuncio a ogni ora della grande riforma) e il finto liberismo (di chi concepisce solo la propria di libertà), l’emergentismo come panacea mediatica.

Se il pre-ventennio ha costituito il seme della pianta, il ventennio ha fatto crescere a dismisura la pianta. Certo non si può ignorare come il seme e la pianta abbiano attecchito su di un terreno fertile.

Ma il problema sta proprio in ciò. Se il terreno è fertile, urge bonificare tutta l’area affinchè non si rinsaldino un nuovo seme ed una nuova pianta. La bonifica pretende che il terreno torni ad essere sano e ciò richiederà tempo. Ma una bonifica va fatta subito: accertare la responsabilità dello stupro.

Sarebbe opportuno dunque, una volta crollato il ventennio, procedere ad una Commissione d’inchiesta (analoga alla Costituente ma con funzioni diverse, è ovvio) che accerti chi come e perché abbia distrutto questo Paese e le generazioni più giovani. Successivamente si passerà alla condanna, alla confisca dei beni ed al risarcimento coatto dei danni arrecati agli italiani.

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