Di ritorno dall’ennesima protesta a Roma degli amministratori locali contro la nuova manovra finanziaria, l’assessore regionale ai trasporti Alfredo Peri risponde a tutto campo sui nuovi tagli del governo ai servizi di trasporto pubblico, sull’aumento delle tariffe Fer, sulla sostituzione con linee di autobus di alcune tratte ferroviarie per pendolari e sul possibile accordo tra Fer e la disastrata Atc per un’unica azienda di trasporto pubblico regionale.

A suon di tagli il governo sembra invitare le regioni a privatizzare i servizi di trasporto. In fondo risparmiereste parecchie risorse: perché non lo fate?

“Dipende da cosa vuol dire privatizzare. Nel caso si faccia un contratto diretto l’interlocutore è Trenitalia; oppure come ha fatto la regione Emilia Romagna tre anni fa con una gara d’appalto, e ora con una nuova gara, cercando gestori che ci offrano servizi decenti a determinati prezzi e condizioni. Il problema è che oggi non siamo in grado di avere risorse per comprare questi servizi: con questi tagli del governo per noi è difficile andare sul mercato o da Trenitalia, sempre che non vogliamo decuplicare le tariffe”.

L’andazzo che impone il governo è comunque questo, bisognerà smaltire i servizi che non si possono gestire. L’Emilia Romagna è pronta a farlo?

“Chiariamoci su un punto. Se il governo dice che questi servizi non sono più considerati pubblici, lo stato non ci mette più quattrini è c’è il mercato che si governa da solo, come fecero in Inghilterra all’epoca della Thatcher, almeno ci capiamo subito. Il problema è che questo è un atteggiamento non dichiarato del governo. Ricordiamoci che un soggetto privato fornirà servizi parziali, perché il privato dà servizi dove ci guadagna e non dove serve. I due aspetti non sono sovrapponibili”.

Qual è la percentuale di probabilità che nella nostra Regione si arrivi al “caso Thatcher”?

“Con i tagli attuali chiudiamo il servizio“.

Possibile che in Emilia Romagna da domani il pubblico non possa più gestire i servizi di trasporto?

“Nessuno può farlo. Il governo se fosse coerente direbbe: “chiudo la mia azienda Trenitalia perché non do più risorse ai clienti”. Vi ricordo che i primi clienti di Trenitalia sono le regioni. Se questa è la scelta la si racconti così. Se aiuta l’economia lo dimostrino. Per me è una roba folle”.

Certo che la Regione Emilia Romagna investendo molte più risorse nel trasporto su gomma non ha fatto granché per far capire che ci teneva al trasporto su ferro…

“E’ esattamente il contrario e lo posso dimostrare con dovizia di prove. Negli ultimi anni a livello di enti locali abbiamo investito in trasporto su ferro qualcosa come 12 miliardi di euro, tanto che oggi la considero una follia aver speso questi soldi e non farci servizi sopra. Nel momento massimo di potenzialità dell’infrastruttura c’è il minimo storico della disponibilità del governo nel sostenere questi servizi”.

Ad ogni modo quest’anno gli abbonamenti Fer sono aumentati molto, nell’ordine del 50%, le risulta?

“Abbiamo aumentato due volte del 10% più i biglietti singoli e molto meno gli abbonamenti. Abbiamo tenuto lo sconto dell’8% per gli studenti in aggiunta all’abbonamento già scontato. Va da sé che abbiamo aumentato per tenere i conti a posto, ma comunque abbiamo offerto qualcosa in cambio: il biglietto unico regionale dove si pagherà a consumo e non più a forfait. Ricordiamoci che se avessimo già applicato ciecamente la finanziaria 2010 avremmo già dovuto togliere il 35% dei servizi. Così nel 2010-2011 in seguito alla manovra abbiamo ridotto i servizi ferroviari solo del 3% aumentando un po’ le tariffe e il grosso del buco l’abbiamo coperto con alcuni fondi del bilancio regionale”.

Altro grosso problema la sostituzione dei treni nelle tratte Bologna-Vignola, Parma-Fornovo, Modena-Mantova con degli scomodi bus. Hanno ragione i pendolari a lamentarsi?

“Il problema c’è. Però noi dobbiamo adeguare i treni alle nuove norme per la sicurezza e i mezzi più vecchi non sono attrezzati. Li abbiamo dovuti fermare, sistemarli e rimetterli in servizio. Se avessimo più treni come scorta li avremmo fatti ruotare”.

Farlo a settembre quando aumenta il traffico dei pendolari non sembra però una grande idea…

“Il grosso è stato fatto a luglio e agosto, ma nessuno se n’è accorto. Va comunque ricordato che un chilometro di treno ci costa 8-9 euro e un km di bus ce ne costa 2. Quando abbiamo calato i servizi ferroviari li abbiamo sostituiti con bus, risparmiando senza togliere del tutto il servizio”.

Ci sono state parecchie proteste anche per la soppressione di due linee Intercity Rimini-Milano da un giorno all’altro sostituite con due Eurostar ben più cari e con meno fermate intermedie. Che cosa è successo esattamente?

“Non lo so, perché Trenitalia ci ha avvisato il giorno stesso. E noi non siamo d’accordo con questa scelta anche se non sono linee del nostro contratto di servizio, ma di quello dello stato”.

All’epoca del commissario Cancellieri a Bologna, si era parlato di una fusione Fer-Atc: a che punto siete?

“Continuiamo nel nostro lavoro di razionalizzazione. Nel 2001 c’erano tante aziende ferroviarie piccoline, oggi in Regione ce n’è una sola. Nella Romagna le aziende di trasporto su gomma da tre sono passate a una, in Emilia da quattro a due. Il punto successivo è arrivare unica azienda regionale gomma-ferro per contenere anche i costi senza più decine di cda e officine”.

Ma Atc le sembra un interlocutore valido? Hanno parecchi problemi di bilancio, non le pare?

“Meno di altri. I loro problemi se li risolveranno da soli. Nel panorama italiano non è tra le peggiori. Provate a farvi un giro a Roma”.

Lei parla di razionalizzazione gomma-ferro, ma sul territorio regionale scorgiamo solo nuove strade e autostrade e ben poche rotaie e binari…

“Assolutamente no. In Emilia Romagna negli ultimi sei anni, abbiamo più del doppio di capacità ferroviaria rispetto a prima. Sfido chiunque a dire che non abbiamo investito sul ferro”.

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