A differenza dei molti che se ne sentono nauseati, penso che questo travolgente romanzo telefonico, questa sgrammaticata versione del “Pasto nudo”, sia il più istruttivo, il più competo, il più penetrante ritratto di quella schiuma sociale che ci assedia da una quindicina d’anni: il berlusconismo.

Che si è diffuso esercitando una sua primordiale attrazione in ogni strato sociale, dai milioni di giovani analfabeti coltivati, tatuati e avvelenati dalla diseducazione tv, fino agli squali d’alta finanza, le dinastie di boiardi di Stato o di impresa. Capace in ogni luogo identitario – come il posto di lavoro, l’Outlet, il bar, il partito politico, il clan familiare – di inglobare i peggiori difetti per trasformarli, come una carta assorbente che smacchia, in uno sfacciato catalogo di qualità correnti, astuzie, persino giocoso antidoto alla noia del moralismo.

Il quale è sempre un ostacolo antiquato al traguardo della indiscriminata equivalenza etica, la sola matematica ammessa dal berlusconismo. Che sempre persegue il reciproco vantaggio e insieme il reciproco ricatto, come deve essere tra i complici che si accordano per spartirsi il prossimo affare e scannare la prossima patonza.

Il Fatto Quotidiano, 18 settembre 2011

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