L’onorevole avvocato Niccolò Ghedini, addetto ogni giorno dell’anno al riempimento delle buche che il suo maggior cliente scava di notte, diceva di non potersi presentare davanti ai magistrati che indagano sul traffico di estorsioni, coca, appalti, gite in barca, mogli della Bari bene trattate come mignotte della Bari male (ma anche viceversa) allestito da quei due esemplari professionisti di Tarantini&Lavitola, uno in galera e l’altro latitante e dunque amicissimi del premier.

Diceva Ghedini che rispondendo come testimone avrebbe violato “il segreto professionale”. Ma lasciando intendere, dietro a quel suo sorriso di arguto cacciatore di virgole penali, anche la ragione complementare e fortemente umanitaria di tutelare la professione dei segreti. I quali attengono al mistero di un premier che combatte in proprio la miseria della famiglia Tarantini, non con la Social Card varata dal suo stesso governo (40 euro al mese) ma con una Platinum che ne prevede 20 mila, più un bonus pannolini, visto che “in quella famiglia ci sono anche bambini piccoli”. Deve essere per i piccini che Nick Ghedini si sacrifica. E anziché riempire buche, stavolta ne scava una per sé: è da laggiù che ci parla.

Il Fatto Quotidiano, 14 settembre 2011

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