I binari sono disegnati con colori pastello sul pavimento e corrono poi sulle pareti per atterrare di nuovo a terra. E sul pannello che, nelle stazioni ferroviarie normali, segnala ai viaggiatori la località raggiunta, qui invece annuncia la fermata “ambulatorio”. È il treno del day hospital pediatrico ideato dall’istituto Rizzoli di Bologna, un “convoglio” che ricorre al gioco per gli interventi diagnostici e terapeutici di ortopedia pediatrica a cui i piccoli pazienti devono essere sottoposti.

Il reparto così rinnovato è stato inaugurato oggi alla presenza dell’assessore regionale alle politiche per la salute, Carlo Lusenti, e del direttore scientifico del Rizzoli, Francesco Antonio Manzoli, e in pratica ecco quello che accade all’inizio di un day hospital: all’ingresso il bambino riceve un biglietto per la sua “corsa” e su di esso, proprio come se dovesse raggiungere una località in un viaggio normale facendo qualche scalo intermedio, vengono riportate le tappe della sua giornata in ambulatorio. Una serie di momenti ricreativi, insomma, durante i quali i bambini hanno a disposizione giocattoli, libri e strumenti musicali che sono stati donati da aziende che hanno contribuito alla realizzazione del progetto del “treno”.

Anche gli ambienti della struttura, diretta da Onofrio Donzelli, sono stati adattati perché la simulazione sia più realistica. Una nota dell’ospedale fa infatti sapere che “arredi e allestimento a tema accompagnano i bambini nella progressione delle cure, con l’aiuto di alcuni spazi di alleggerimento”. E di qui la parete attrezzata a trenino con tanto di scompartimenti, sedili a misura di bambino e tavolini. “Eliminare la paura o anche solo la sensazione di disagio ed estraneità che un bambino avverte in un contesto ospedaliero pensato per i percorsi degli adulti, è l’obiettivo di questa ristrutturazione totale degli ambienti del day hospital”, ha commentato il direttore generale del Rizzoli, Giovanni Baldi.

Il riferimento a cui ci si richiama, dunque, è quello inaugurato dall’esperienza di Hunter “Patch” Adams, il medico statunitense che ha introdotto la clownterapia, chiamata anche la terapia del sorriso, per far leva sull’umorismo e sulla risata nell’affrontare una cura sanitaria, soprattutto in ambito pediatrico. Ripreso in tutto il mondo, questo approccio medico ora entra a pieno regime anche a Bologna, dove ruota un bacino d’utenza consistente.

All’ospedale Rizzoli – specializzato in malattie dell’apparato muscolo-scheletrico dall’età neonatale (ma in alcuni casi sono stati effettuati interventi anche prima della nascita) fino ai 16 anni – nel 2010 sono state registrate 3.543 accettazioni, il 20 per cento delle quali hanno riguardato bambini con meno di un 12 mesi di vita mentre 8,2 anni l’età media dei pazienti. I quali vengono indirizzati al day hospital pediatrico bolognese per accertamenti diagnostici, la messa a punto di protesi e la cura di malformazioni. In particolare, si interviene su patologie agli arti inferiori e nel caso di problemi neuro-ortopedici.

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