La stangata-bis costerà agli italiani 45 miliardi nel prossimo biennio. “Manovra per aggiuntivi 20 miliardi per il 2012 e di 25 miliardi nel 2013”, ha detto Silvio Berlusconi annunciando agli enti locali il provvedimento in discussione stasera nel Consiglio dei ministri. Il prossimo biennio, secondo i piani di luglio, non doveva essere oggetto di tagli pesanti e i 70 miliardi previsti dovevano concentrarsi sul 2013-2014. Invece, ora che il quadro è completo, si scopre che la cifra complessiva della manovra è di 115 miliardi in 4 anni, e ben 45 miliardi sono previsti dalle misure contenute nel decreto in approvazione stasera. Tremonti ha prospettato tagli per 9,5 miliardi agli enti locali nei prossimi due anni. I presidenti delle Regioni, Roberto Formigoni in testa, e i rappresentanti di Comuni e Province contestano fortemente questa scelta e parlano di manovra non equa.

Un decreto sul quale, a dire il vero, non c’è ancora l’accordo nella maggioranza. A poco è servito il vertice notturno a palazzo Grazioli, con Umberto Bossi che continua a opporsi fermamente a modifiche sulle pensioni. Ancora oggi, dopo la presentazione della manovra il senatùr è tornato a dire: “Non vi preoccupate, le pensioni non si toccano, vigilo io”.

In un momento in cui i privilegi della Casta sono al centro di polemiche, il premier ha dichiarato: “Aggrediremo anche i costi della politica: 14-15 misure per ridurre i costi, con tagli ai ministeri per 6 miliardi nel 2012 e per 2,5 miliardi nel 2013”. Berlusconi ha confermato che nella manovra ci sarà una “imposta di solidarietà”.

TREMONTI ANNUNCIA I TAGLI AGLI ENTI LOCALI – Dopo la criticata relazione in Parlamento, il ministro dell’Economia Giulio Tremonti è tornato a parlare delle nuove misure anticrisi: “Il pareggio di bilancio era previsto nel 2014, come concordato a livello europeo. Poi tutto è precipitato. E questo comporta una revisione del profilo temporale del pareggio” al 2013. Ammonterebbero a 6 miliardi per il 2012 e 3,5 miliardi nel 2013 i tagli ai trasferimenti prospettati dal ministro dell’Economia agli Enti locali. Di questi, a quanto si apprende, 1 miliardo verrebbe sottratto alle Regioni. Il comparto della sanità sarebbe fuori da queste cifre. Tra le misure anticrisi previste dal governo c’è anche l’ipotesi di “anticipo del federalismo fiscale”.

FORMIGONI: “MISURE PESANTI PER LE REGIONI” – “Siamo alla terza manovra e già quella del 2010 pesava molto sulle Regioni. I tagli previsti nel luglio 2011 pesano per il 50% su Regioni quando queste pesano sulla spesa totale solo per il 16%. Quindi gli ulteriori tagli comportano ulteriori pesanti sacrifici per le Regioni e per i cittadini”. Lo ha detto il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Chigi dopo l’incontro con il Governo. ”Con i tagli che il governo ci ha proposto oggi possiamo dire ufficialmente che il federalismo fiscale è morto”, ha aggiunto il governatore.

PROVINCE E COMUNI: “MANOVRA INIQUA, PRONTI A MOBILITAZIONE” – La manovra è ”iniqua e incide sul percorso di federalismo fiscale e non guarda alla ripresa”. Lo afferma il presidente dell’Upi, Giuseppe Castiglione, al termine dell’incontro con il governo, chiarendo che il giudizio delle Province è “completamente negativo” perché la manovra è “assolutamente depressiva”. “Siamo sconcertati dalle proposte del governo”, ha detto Graziano Delrio, vice presidente dell’Anci. ”I tagli che ci sono stati comunicati attaccano il solo fronte sociale – ha aggiunto il sindaco di Roma e vice presidente dell’Anci Gianni Alemanno -. A questo punto l’Anci deve mobilitarsi, anche se ci auguriamo che il governo possa apportare le opportune correzioni ai tagli di cui oggi ci ha parlato”. E ancora Bossi ha cercato di gettare acqua sul fuoco: “Non è esattamente come sembra, non devono avere il terrore, ieri sera abbiamo trovato la via per moderare”.

LA NOTA DEL COLLE – A conclusione del suo giro di colloqui con le forze politiche e i presidenti di Senato e Camera, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha espresso “l’auspicio che prima e dopo le deliberazioni del Consiglio dei ministri si sviluppi il confronto più attento, aperto alle proposte di tutte le forze politiche e sociali che, come già ieri in Parlamento, appaiono consapevoli delle comuni responsabilità nell’attuale delicatissimo momento”. Il Capo dello Stato, che nel corso di tutti i colloqui svoltosi ieri e oggi (questa mattina è toccato al segretario del Pdl Angelino Alfano) si è ispirato alle preoccupazioni ed esigenze più volte espresse negli ultimi tempi, è ora in attesa delle deliberazioni che il Consiglio dei Ministri adotterà per far fronte ai gravi rischi emersi per l’Italia in conseguenza delle tensioni sui mercati finanziari, e per corrispondere alle attese delle istituzioni europee.

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