Le lobby della caccia emiliano romagnole colpiscono ancora. Non più di due giorni fa l’assemblea legislativa della Regione ha approvato la modifica della legge regionale sulla caccia in deroga, adeguando la norma alla Direttiva comunitaria n. 79/409/CE per quanto riguarda le catture di uccelli allo scopo di utilizzarli come richiami vivi per l’attività venatoria.

Insomma il Parlamento dell’Emilia Romagna avendo la possibilità, come concesso dall’Unione Europea ad ogni singola regione, di decidere se permetterne l’uso o meno, ha compiuto una scelta ben poco ecologica ed ambientalista.

Ventisei i voti favorevoli, 13 contrari e 6 astenuti hanno approvato la modifica regionale per poter consentire ai tanti cacciatori della domenica, un po’ come nel Secondo tragico Fantozzi con Paolo Villaggio, di posizionare in luoghi di caccia, gabbiette con dentro dei piccoli volatili. La pratica vuole che gli uccellini vengano rinchiusi nelle gabbie per mesi, al buio e scoperti poche ore prima di essere posati nel bosco. In modo che, appena vista la luce, si mettano a cantare in modo disperato. Il cosiddetto “richiamo” che fa accorrere decine di altri uccelli così facilmente massacrabili a fucilate.

Un provvedimento che lascia poco spazio alle anime ambientaliste dentro la maggioranza di centro-sinistra. Sia il gruppo Sel/Verdi, sia l’Idv, si sono spaccati con il 50% di voti contro e 50% a favore, mentre il rappresentante della Federazione delle Sinistre si è invece astenuto.

“L’uso dei richiami vivi – spiega la consigliera dei Sel/Verdi Gabriella Meo che ha votato contro al provvedimento presentandosi in aula con una gabbia da richiamo – è un tipo di caccia anacronistico, di gravissimo impatto sull’avifauna migratoria, eticamente ormai inaccettabile e secondo milioni di cittadini da proibire. All’inizio del 2011 la Commissione Europea ha iniziato, proprio sulla cattura degli uccelli da utilizzare come richiami vivi, una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia e perciò, se il nostro paese verrà condannato, tutti gli italiani dovranno dunque pagare di propria tasca le sanzioni imposte per punire i provvedimenti illegittimi a favore dei soliti cacciatori”.

L’obiettivo della normativa comunitaria, infatti, è la graduale diminuzione di questi barbari metodi di cattura in deroga verificando prima la possibilità di ricorrere a soluzioni alternative alla cattura come l’allevamento. In Emilia-Romagna sono più di 10.000 gli uccelli selvatici catturati ogni anno in queste condizioni a cui si aggiungono a quelli provenienti da allevamenti (o dichiarati tali). Si è passati, infatti, dai 70 impianti di cattura autorizzati nel 2000 ai 44 nel 2005 fino ai 32 attuali mentre il numero totale di uccelli catturabili è sceso da 11.990 del 2000 a 11.205 nel 2005 fino agli attuali 10.045.

“Solo il Movimento 5 Stelle ha votato compattamente contro, perché noi siamo contrari alla caccia – chiosa Andrea Defranceschi che con il collega di partito Favia ha votato no al provvedimento – più che mai se per cacciare si usa il sistema dell’uccello da richiamo. È sport questo? È un passatempo? È tradizione? Serve a qualcosa? No, solo il Movimento 5 Stelle ha una posizione chiara contro la caccia”.

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