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Intercettazioni inglesi. E di casa nostra

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“Si parla giustamente su tutti i giornali italiani dello scandalo Murdoch in Inghilterra sulle intercettazioni abusive. Non si parla invece dello scandalo italiano delle intercettazioni a cui è stato fatto oggetto il presidente del Consiglio. Come minimo i due scandali sono omologhi, nella realtà quello italiano sopravanza di gran lunga quello inglese, visto che nel nostro caso non è implicato un editore privato ma settori della magistratura”.

Così, testualmente, l’ex tessera n. 2232 della P2, capogruppo alla Camera del Pdl e per qualche giorno candidato al ministero della giustizia, per il quale, quindi, intercettazioni disposte dalla magistratura in base alla legge per raccogliere prove di reati ed intercettazioni disposte da privati in maniera illecita per fare gossip e danneggiare vip e nemici vari sono omologhe (come minimo, precisa con il solito senso della misura e dell’equilibrio Fabrizio Cicchitto, lasciando intendere che è più grave l’orribile caso italiano rispetto allo scandalo mondiale).

Nella vicenda Ruby non importa che siano contestati reati gravissimi come lo sfruttamento di prostituzione minorile; non importa che le intercettazioni siano disposte su richiesta motivata del pubblico ministero a un giudice per le indagini preliminari, che le ha concesse verificando caso per caso che fossero necessarie per l’accertamento dei fatti illeciti. Nulla di tutto questo è rilevante, l’unica cosa che importa è che qualcuno ascoltava qualcun altro di potente per controllarlo e questo non è bello! Specie se il potente è colui che ci garantisce il mandato parlamentare.

Spioni criminali del gossip e autorità giudiziaria inquirente diventano la stessa cosa in questa logica delirante dove conta solo riuscire a gettare fango e delegittimare, con buona pace del senso dello Stato (e cos’è?!) e delle istituzioni (ma va là!). Posso anche accettare e ascoltare critiche infondate nel merito, argomenti di chi sostiene che la Procura di Milano ha violato la legge e si è accanita contro il presidente del Consiglio (sulle pesanti accuse ai pm milanesi ho scritto a suo tempo un articolo per provare a fare chiarezza), ma arrivare a paragonare l’attività investigativa di contrasto al crimine con il crimine stesso è troppo persino per le nostre povere orecchie di cittadini italiani abituati a sentire tutto.

No, non mi stupisco che la verità sia ribaltata, mistificata, strumentalizzata, ridicolizzata, ma non smetto di indignarmi.

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