Combine in serie A

È il 7 giugno che inizia l’interesse della procura per tre partite di serie A e cinque squadre: Fiorentina – Roma 2-2 del 20 marzo, Lecce-Cagliari 3-3 del 17 aprile, Genoa-Lecce 4-2 del 20 marzo. La “sensazione” non può oltrepassare, per il momento, lo scenario di accordi tra squadre per motivi di classifica. Accordi poi spifferati dai calciatori. Che arrivano agli scommettitori. Informazioni che valgono un mare di soldi, se sono vere, e fruttano molto di più, a saperle investire adeguatamente. Marco Pirani, però, non è l’uomo in grado di far fruttare al massimo un’informazione del genere. Lui appartiene al piccolo “livello Paoloni”. Ma il 15 marzo si presenta l’occasione della vita: Pirani ed Erodiani, in combutta con l’ex capitano del Bari Antonio Bellavista (ancora in carcere), tentano di contattare il livello superiore. E ci riescono.

Il gioco grande

Il 15 marzo incontrano a Bologna Beppe Signori. È questo – per il momento – il vero salto di qualità dell’inchiesta: la squadra mobile intercetta l’incontro l’ex bomber della Lazio. Il tramite, tra il “Livello Paoloni” e il “livello Signori”, è Manlio Bruni.

Il 47enne di Catanzaro Manlio Bruni, commercialista e “piccolo scommettitore”, ha uno studio a Bologna. Il suo socio è Francesco Giannone, che cura la contabilità di Beppe Signori. I tre formano il “gruppo dei Bolognesi” e quando Pirani, Erodiani e Bellavista riescono a incontrarli, finalmente, si può pensare di puntare a Singapore. Grosse somme. Grosse vincite. Se al posto di Paoloni ci fosse una persona attendibile, il gioco sarebbe fatto. Invece seguono in diretta “il bagno di sangue”: (la puntata sulla bufala Inter – Lecce.

La versione di Signori e l’incontro del 15 marzo

Beppe Signori, ancora agli arresti domiciliari, spiega al gip Guido Salvini che s’è rifiutato di corrompere calciatori e organizzare combine. Dice d’essersi sentito “un pollo da spennare”. Nelle perquisizioni dello studio Giannone – Bruni, però, gli inquirenti trovano assegni firmati dal “livello Paoloni” – lasciati a Signori come una sorta di garanzia – e un appunto scritto a mano: riporta le condizioni per scommettere sul sito asiatico.

Resta un fatto: era lui il livello da raggiungere, per puntare soldi a Singapore, perché forse aveva l’uomo giusto, in grado di far lievitare le scommesse sui siti asiatici. Bastava una telefonata per puntare cifre astronomiche. Sulla fiducia.

Dodici giorni indimenticabili

Bisogna chiarire un altro punto: il livello Paoloni e il livello Signori convergono per dodici giorni al massimo. Bellavista ed Erodiani incontrano Signori per proporgli soltanto due puntate. Atalanta – Piacenza e Inter -Lecce.

La prima: Atalanta – Piacenza. Secondo la ricostruzione emersa dagli interrogatori, il duo Erodiani Bellavista, la propone come una partita “loro”. Ma non doveva essere soltanto loro, visto che il banco crolla, per l’alto numero di scommettitori sullo stesso risultato. Il primo affare non è dei migliori. Il secondo è peggio.

Parliamo di Inter – Lecce. Bellavista ed Erodiani, per quanto emerso dagli interrogatori, e confermato dalle intercettazioni, la spacciano come una partita sicura. La certezza arriva da Paoloni che, a sua volta, dice di averne parlato con il difensore del Lecce Corvia. La valanga di balle travolge tutti in poche ore. Erodiani e Bellavista, quel 15 marzo, ai bolgnesi, dicono di sapere che, della combine, sono al corrente ben tre difensori del Lecce. Sembra probabile che abbiano proposto anche la corruzione di alcuni calciatori giallorossi. E su un punto tutte le versioni concordano: Signori non intende corrompere nessuno. Declina la proposta, ma si fida dei cialtroni, perdendo ben 150mila euro. Le due puntate sono andate male. Il gioco con Signori è finito. L’indagine sul secondo livello invece è appena iniziata. E gli inquirenti devono districarsi tra millanterie d’ogni tipo. Anche le più incredbili.

Avatar Corvia

Le “dritte” su Inter – Lecce, o su Fiorentina – Roma, arrivano anche via chat. Erodiani è convinto di essere in contatto, su Skype, con Daniele Corvia. Ma non è il difensore del Lecce: a quanto pare lo stesso Paoloni. Ed è lo stesso Erodiani che viene intercettato, in quei giorni, mentre, come annota la polizia, “dice a Pirani che giovedì va a Bologna a portare i soldi della giocate”. Non solo: “Erodiani commenta con Pirani la partita dell’Inter e dice che l’attaccante del Lecce Daniele Corvia avrebbe pronosticato anche tanti gol in Fiorentina-Roma, avendolo saputo dal Capitano della Giallorossa”. È in questo modo che i nomi dei calciatori, o almeno i loro riferimenti, finiscono negli atti dell’indagine e scatenano l’attenzione dei cronisti e la furia dei tifosi. Il “capitano della giallorossa” più famosa d’Italia, visto che all’attenzione degli inquirenti c’è anche Fiorentina – Roma (2-2) del 20 marzo, è Francesco Totti. Puntare un solo centesimo, sul suo coinvolgimento nel calcio scommesse, sarebbe ben più d’un azzardo. Il suo riferimento viene fatto dal “livello Paoloni”. E per di più tirato in ballo di terza mano. Ma quel riferimento è agli atti. Dev’essere pubblicato per quello che è. E dimostra quanto sia scivolosa quest’indagine se non si separano le “voci” dai “fatti”. Ma non tutte le voci sono false e l’unico fatto certo, per ora, è che il “livello Signori” viene raggiunto. E che grosse cifre vengono spese in Asia.

Il livello asiatico

Ecco come funziona: c’è chi raccoglie in Asia grosse quantità di denaro contante puntandolo sulla base di una telefonata. Senza tracciare quindi spostamenti di soldi. Gli allibratori asiatici, a differenza di quelli italiani, preferiscono lavorare bassi margini di guadagno (il 2% contro il 10% italiano, fonte Agipro). In compenso, però, nelle giocate asiatiche non c’è limite di puntata e, soprattutto, il banco non blocca mai la giocata. Neanche se appare sospetta. L’agipro, in questi giorni, ha pubblicato il contenuto d’un rapporto della Essa (European Sports Security Association), che descrive una sorta di organizzazione piramidale con tre livelli: gli agenti, i super agenti regionali e i “master” nazionali. I master nazionali fungono da contatto tra Italia e Asia: hanno a disposizione conti di gioco cifrati, che possiamo definire anonimi, e guadagnano una percentuale sui movimenti di gioco. Il trucco viola agilmente le norme anti-riciclaggio: gli scommettitori consegnano il denaro contante al primo livello, cioè gli agenti, che a loro volta puntano per telefono, utilizzando i conti cifrati. Se la puntata è vincente, il contante viene pagato allo scommettitore, altrimenti la perdita è già stata coperta. I soldi girano estero su estero. Senza lasciare traccia in Italia. Ma basta un errore per rischiare: dopo il “bagno di sangue” su Inter – Lecce, in molte intercettazioni, Bellavista e compagni, parlano di probabili ritorsioni dei “cinesi”. È questo il fronte investigativo più interessante: oltre gli assegni scoperti di Paoloni, nel giro asiatico, potrebbero esserci contanti delle mafie italiane. E stando alla società di scommesse austriaca Skysport 365, il numero di partite sospette, è molto più alto di quanto s’immagini.

La camorra nel pallone

Nei prossimi giorni, i rappresentanti di Skysport365, saranno a Cremona per presentare l’elenco delle partite sospette. Il bookmaker con sede a Innsbruck ha già incontrato, nei giorni scorsi, la procura di Napoli. Un elenco di altre trenta partite anomale e una collaborazione, già avviata, per comprendere quanto il clan d’Alessandro, di Castellamare di Stabia, abbia condizionato i campionati di calcio e fino a quale livello. Sempre a Napoli, un altro pool d’inquirenti, ha acquisito i filmati di tre partite: Sampdoria Napoli (1-0) e Napoli Parma (2-3) del campionato 2009/10. C’è poi Lecce Napoli (0-1) dell’ultimo torneo di serie A. E anche da Cremona, dopo gli interrogatori, spunta una partita sospetta dei bianco azzurri: Napoli Chievo (3-0) del 31 maggio 2009. Ma non ci sono prove, soltanto sospetti, sui quali le procure – anche quella di Bari, che indaga su Bari Livorno (4-1) Coppa Italia del primo dicembre 2010 – stanno cercando riscontri.

Con sentenza del 26 marzo 2019, ormai definitiva, il Tribunale di Cremona ha assolto Marco Paoloni dal reato di cui all’art. 440 c.p., perché il fatto non sussiste e lo ha prosciolto, per intervenuta prescrizione, in relazione agli altri reati contestati”.

Aggiornato da Redazione Web

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