Il vostro vicino di casa ultrasessantenne vi fa un cenno di saluto e dalla mimica, un po’ irrigidita dai postumi dell’ictus che ha avuto qualche anno fa, intuite che deve dirvi qualcosa ma vuole che vi avviciniate perché se no non riesce a farsi sentire bene. Voi vi avvicinate e lui dice: Ce l’ho sempre duro!. Come reagite?

Non so voi, ma io, nell’ordine:

Proverei un moto di pietà per la povera consorte del vicino di casa, non tanto per la probabile persistenza delle molestie che le tocca ancora subire nonostante la consunzione dell’età, quanto per le conseguenze devastanti che questa patologia deve avere sulle condizioni della tavoletta del water e piastrelle limitrofe.

Penserei che, se me l’avessero chiesto, mai avrei saputo dire che tra le conseguenze di quel genere di accidente che è venuto al mio vicino ci potesse essere anche la paresi e l’irrigidimento perenne dei corpi cavernosi.

Mi chiederei se esiste uno s-Viagra, un farmaco da consigliargli per lenire gli effetti di cotanto fastidioso turgore.

Poi, dopo un attimo di imbarazzata esitazione, cercherei una scusa qualsiasi tipo il cellulare che vibra nella tasca o una manata sulla fronte seguita da un’esclamazione tipo “Oh no… sono già le quattro… i bambini escono da scuola…” e con un mezzo sorriso ebete sulla faccia costernata mi allontanerei il più velocemente possibile dal pianerottolo, pensando che quando esco di casa d’ora in avanti tengo la testa bassa e scappo giù per le scale e la prossima volta che il vicino sembra mi voglia parlare faccio finta di non aver capito.

Ora, siccome non stiamo parlando del pianerottolo di casa, ma della nostra fulgida centocinquantenaria nazione, e non stiamo parlando del vicino di casa in precarie condizioni di salute, ma di un ministro della Repubblica con molta influenza sulla condotta del governo, purtroppo  non ce la possiamo cavare con una scusa per scappare (o forse sì, ma espatriare è una faccenda un po’ più complicata e dolorosa).

E allora, per adesso, non mi rimane che spendere qualche altra parola sulla viril metafora a cui Bossi continua a ricorrere.

Signor ministro, basta. Basta perché a rimanere in erezione permanente, in fin dei conti, non si fanno proprio delle belle figure. Vuol dire che si è malati, o che si fa un uso smodato di quelle pastigliette azzurre, con conseguenze poco auspicabili. Si diventa molesti, si sporca, si prova malessere, si pensa sempre e solo alla stessa cosa.

A proposito di conseguenze mi vengono in mente tre suggestioni, una simpaticamente letteraria, una  giornalistica e una clinica, che forse potrebbero contribuire a fare in modo che la piantino lì con questa storia di avercelo sempre duro.

Suggestione letteraria: nel romanzo La magnitudo della tragedia di Quim Monzò, al protagonista capita di punto in bianco proprio quella roba che piace tanto ai leghisti. Lui rimane sorpreso, subito un po’ imbarazzato, ma poi si diverte un mondo e si toglie anche qualche soddisfazione. Il romanzo è divertente  e originale, solo che alla lunga per il protagonista si mette male: quella sua rigida e costante prontezza si rivela conseguenza di una inesorabile malattia che lo conduce alla morte.

Suggestione giornalistica: sempre duro pare ce l’abbiano anche certi soldati, laddove la violenza sessuale viene usata per terrorizzare e brutalizzare le popolazioni dei paesi in guerra: di recente è stato detto che vi hanno fatto ricorso le truppe di Gheddafi, ma di Viagra come ignobile arma non convenzionale si è sentito purtroppo parlare anche in altre occasioni.

Suggestione clinica: il priapismo cronico è un disturbo che causa nell’uomo una permanente erezione. Questa condizione, oltre a provocare imbarazzo e fastidio, alla lunga può causare danni alla salute come disfunzioni erettili o addirittura cancrena all’organo genitale. L’erezione che si ottiene con il priapismo è del tutto involontaria e indipendente dall’eccitazione sessuale

E allora, in conclusione, amici padani: cambiate metafora.

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