Una Pasqua nella chiesa di San Paolo fuori le mura a Roma. E’ la sorte che tocca, da ieri, a quasi 100 persone di origine rom che hanno occupato pacificamente la basilica dopo aver subito da parte delle autorità cittadine lo sgombero del loro campo, in zona Casal Bruciato. La comunità rom (in tutto 300, il 60%bambini) ha rifiutato, dopo la distruzione delle baracche, di dividersi. La soluzione prospettata era le donne e i bambini destinati verso i centri di accoglienza e gli uomini in strada. ” In questo caso – racconta Claudio Graziano dell’Arci – i rom hanno rifiutato questa prospettiva, questo è il sesto sgombero in una sola settimana, ci sono mille persone in strada. Il comune di Roma non può pensare di allontanare dagli insediamenti queste persone senza nessuna scelta e soluzione alternativa”. Anche Amnesty International è intervenuta, lanciando un’azione urgente per chiedere al prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro, di fermare immediatamente tutti gli sgomberi forzati degli insediamenti rom di Roma e che venga sospeso immediatamente il “Piano nomadi”.

Ieri sera nella basilica c’era anche l’assessore alle politiche sociali del comune di Roma Gianluigi De Palo che ha parlato più volte con i rom e alla domanda ‘come si risolve questa situazione’ ha risposto, visto il luogo, con un sintetico ‘Pregando’. ‘Stiamo provando a trovare una soluzione’ ha aggiunto. Una soluzione che ieri sera non è arrivata e i rom hanno trascorso la notte del venerdì santo nella basilica di San Paolo in attesa di un posto dove andare. Una situazione che non cancella le polemiche. Il sindaco di Roma Gianni Alemanno, rispondendo alle critiche della comunità di Sant’Egidio, aveva dichiarato: “Basta con il buonismo, molti nomadi non sono nelle condizioni disperate che Sant’Egidio immagina. Per molti di loro vivere in una baracca non è una scelta dettata dalla disperazione ma di carattere economico”.

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