Fa uno strano effetto, vedere gente come Maurizio Gasparri che – mentre il Capo paragona i giudici alle brigate rosse, attacca il cuore delle istituzioni, svilisce l’Italia e incendia il paese – sparge miele e buoni propositi: ”Sento toni e accenti diversi da quelli che si sono sentiti da altri esponenti in altre occasioni”, ha detto il presidente dei senatori pidiellini presenziando al battesimo di Fareitalia, associazione contigua a Fli ma “aperta al dialogo” con il Pdl.

E così, come in ogni tramonto che si rispetti, inizia a soffiare il vento del “confronto” e della “ricucitura”, e i bravi di ieri iniziano a scollarsi dal volto la maschera, in attesa di riciclarsi dopo il diluvio. O almeno ci provano. Magari approfittando di qualche richiamo fuori tempo massimo al “popolarismo europeo”, alla “moderazione” e alla “costruzione del nuovo centrodestra”, come se il Pdl con la bava alla bocca fosse davvero compatibile con il Ppe, come se Silvio Berlusconi fosse un moderato, come se fosse possibile costruire il nuovo centrodestra senza aver prima distrutto, senza troppi scrupoli, quello vecchio. Ma si sa: la politica italiana è l’arte del riciclo. E da tanti segnali, grandi e piccoli, si capisce che siamo – ancora una volta – nell’anticamera dei Gattopardi.

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