“I genitori debbono allontanare i loro figli da quegli insegnamenti della scuola pubblica che allontanano dai valori della famiglia..”,  più o meno così si è espresso il presidente Berlusconi, sì proprio lui, questa volta in versione crociato, “defensor fidei”, arcigno custode della morale e delle tavole della legge.

Naturalmente non si tratta solo dell’ennesimo delirio di un uomo che ha perso il controllo di sè, ma anche di una offensiva studiata e programmata contro la scuola pubblica perché non controllabile, perché luogo d’incontro  tra culture diverse, perchè rappresenta comunque un ostacolo sulla strada di una repubblica televisiva autoritaria a telecomando unificato.

Queste parole gettano una luce ancora più sinistra sul progetto presentato da una ventina di suoi parlamentari per la istituzione di una sorta di commissione di censura che controlli e ripulisca i libri di storia. Per fortuna insegnanti e genitori non sono ancora tutti sul suo libro paga.

Quello che invece sorprende ed amareggia, lo diciamo senza ironia alcuna, è il quasi silenzio della Chiesa su quello che sta accadendo e sulle parole odierne di Berlusconi.

Non hanno nulla da dire vescovi e prelati sul Berlusconi che si erge a paladino dei valori della famiglia? Hanno improvvisamente ritrovato il valore della separazione tra Stato e Chiesa? Faranno altrettanto quando si tornerà a discutere del testamento biologico o delle coppie di fatto? Ritengono normale che questo presidente del Consiglio possa ergersi a difensore dei valori della famiglia e della cristianità? Perchè furono così intransigenti con Prodi e sono ora così remissivi di fronte a quella che un tempo avrebbero chiamato “i rischi di scristianizzazione della società”?

Quando ero un ragazzo mi colpì molto la lettura della bolla di scomunica con la quale la Chiesa colpiva i comunisti e i socialisti e persino coloro che leggevano la loro stampa, anzi venivano pure indicati i giornali incriminati: L’Unità, L’Avanti, Paese Sera…

Non abbiamo ovviamente nostalgia alcuna  per quei tempi, ma non riusciamo proprio a comprendere come sia stato possibile che siano state usate più parole per sanzionare i comportamenti della famiglia Englaro che non per censurare i comportamenti del presidente della nazione che ospita il Vaticano, ma forse anche da quelle parti si sono ormai piegati allo spirito dei tempi ed hanno decretato, per Berlusconi e solo per lui, la prescrizione breve e l’esenzione dai 10 comandamenti.

Restiamo in attesa della prossima campagna contro il relativismo etico

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