Entra nel vivo, alla Camera, la discussione sul conflitto di attribuzioni per il caso Ruby, che vede il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi accusato di concussione e prostituzione minorile. In settimana la Giunta delle Autorizzazioni si dovrà pronunciare sulla richiesta presentata dai capigruppo del centrodestra ed è prevista anche la riunione della Giunta del Regolamento convocata dal presidente Gianfranco Fini. Occorre infatti chiarire se sulla decisione di sollevare il conflitto di attribuzioni nei confronti della Procura della Repubblica e del Gip di Milano l’ultima parola spetti all’Aula o se invece determinante sia la posizione assunta dall’Ufficio di presidenza di Montecitorio. Il primo passo comunque dovrà essere compiuto dalla Giunta delle Autorizzazioni, che si riunirà martedì 22 marzo alle 12,30 per procedere ad una serie di audizioni informali di costituzionalisti come chiesto dalle opposizioni, per approfondire tutti gli aspetti di una vicenda che presenta elementi di novità rispetto a casi affrontati precedentemente.

La richiesta del centrodestra contesta la decisione della magistratura milanese di procedere nonostante la Camera, nel restituire gli atti relativi alla richiesta di autorizzazione alla perquisizione domiciliare nei confronti di Berlusconi, avesse ritenuto il caso di competenza del Tribunale dei Ministri. Una posizione non condivisa dalle opposizioni, che tra l’altro richiamano anche una recente sentenza della Corte di Cassazione, secondo cui spetta ai magistrati pronunciarsi sulla competenza. La Giunta ascolterà Giorgio Spangher e Ida Nicotra, indicati dal centrodestra; Stelio Mangiameli, indicato dal Terzo Polo; Alessandro Pace, indicato dal Pd; e Paola Piras indicata dall’Italia dei Valori. Per mercoledì poi è attesa la decisione, che non avrà un valore vincolante, ma rappresenterà un orientamento per il presidente della Camera in vista della riunione dell’Ufficio di presidenza. E da quel momento la questione entrerà nella fase cruciale.

Nell’Ufficio di presidenza il centrodestra è in minoranza e potrebbe quindi avere difficoltà a far passare la decisione di sollevare il conflitto di attribuzioni. Ci sono 7 esponenti del Pdl (i vicepresidenti Antonio Leone e Maurizio Lupi; i questori Francesco Colucci e Antonio Mazzocchi; i segretari Giuseppe Fallica, Gregorio Fontana, Lorena Milanato), a cui si aggiungono i segretari Giacomo Stucchi, della Lega, e Michele Pisacane, dei ‘Responsabilì. Il centrosinistra invece conta su 5 esponenti del Pd (il vicepresidente Rosy Bindi, il questore Michele Albonetti e i segretari Mimmo Lucà, Emilia De Biasi e Gianpiero Bocci), a cui si aggiungono il vicepresidente Rocco Buttiglione e il segretario Renzo Lusetti, dell’Udc; e i segretari Silvana Mura, dell’Idv, Donato Lamorte, di Fli, e Angelo Lombardo dell’Mpa. La maggioranza perciò punta a far sì che sia comunque l’Aula a pronunciarsi in via definitiva sul conflitto di attribuzioni. Di qui la necessità di sciogliere il nodo tutto di natura procedurale, che Fini ha deciso di affidare alla Giunta del Regolamento, già convocata per giovedì 24 marzo alle 9, con all’ordine del giorno “modalità procedurali per l’elevazione di conflitti di attribuzione”. Pure in questo organismo il centrodestra parte da un 5-6 che lo pone in minoranza rispetto al centrosinistra, anche se naturalmente si tratterà di approfondire tematiche di natura tecnica. In ogni caso il capogruppo del Pdl, Fabrizio Cicchitto, ha già avuto modo di sottolineare che “Fini può sentire tutte le strutture intermedie della Camera che vuole, dalla Giunta per il Regolamento, alla Giunta per le Autorizzazioni, all’Ufficio di Presidenza, ma la sovranità della Camera è costituita dall’Aula che deve pronunciarsi”.

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