Per la destra il tanto decantato “pluralismo” altro non è che non uno schermo di fango e insulti dietro al quale nascondere la scomparsa i fatti, la verità. Ciò non vale soltanto per l’informazione, per la politica, per le inchieste giudiziarie, ma si riverbera anche sulla cultura e sulla storia nazionale al punto che, a farne le spese, è perfino l’eroe degli eroi, orgoglio di ogni italiano per bene, Giuseppe Garibaldi.

Martedì scorso – come scritto sul Fatto da Elisabetta Reguitti -, degli scalmanati vicentini dell’associazione Raixe Venete, per festeggiare l’imperdibile “capodanno veneto”, si sono radunati in una discoteca di Schio all’esterno della quale hanno allestito un falò con un fantoccio raffigurante l’Eroe dei due mondi. Il pupazzo del generale Diablo realizzato dai leghisti, aveva al collo un cartello: “L’eroe degli immondi”. Manco a dirlo, all’infame rogo avrebbero preso parte anche numerosi amministratori locali. A fronte di tale scempio, il governatore Zaia ha balbettato: “Mi ritengo venetista ma bruciare una sagoma è un segnale a cui stare attenti. Dietro a una figura c’è una persona, non bisogna minimizzare e trasmettere messaggi sbagliati ai giovani”.

Come racconta Gian Antonio Stella sul Corriere, invece, il sedicente “Movimento Veneti” in una lettera ad un quotidiano locale ha spiegato che il rogo “è solo una scintilla, dal 17 marzo aspettiamoci i fuochi d’artificio”. Il diciassette marzo è naturalmente la data in cui tutti noi festeggeremo il cento cinquant’anni dell’Unità d’Italia.

I leghisti, uomini di pancia e di governo, non sono nuovi a uscite contro l’eroe dei due mondi. Nel 2007 un emergente Federico Bricolo, dichiarò: “Arriverà presto il giorno in cui i libri di storia finalmente scriveranno la verità sulla figura di Giuseppe Garibaldi. Al Nord, in Padania, lui e gli artefici del Risorgimento saranno sempre ricordati nel peggiore dei modi, come si ricorda una sciagura”. Quel giorno alla Camera si celebrava il bicentenario della nascita di Garibaldi e Roberto Calderoli ci tenne a ribadire: “Siamo in lutto perchè l’azione di Garibaldi e dei Savoia ha fatto il male soprattutto della Padania”.

Qualche mese dopo, a ottobre, mentre continuavano le celebrazioni, il grande capo Umberto Bossi non lesinò una delle sue argute analisi: “E’ stato sbagliato seguire i Savoia e quel cretino di Garibaldi che si presentava come un uomo del popolo ma era pagato dal Re che voleva un regno più grande”.

Proprio in quei giorni, non mancò un bel blitz. Sempre a ottobre, infatti, una delegazione dei deputati della Lega Nord fece irruzione nella sala della Lupa alla Camera dei Deputati dove era in corso un’altra iniziativa per l’anniversario dell’unificatore della penisola. I parlamentari srotolarono uno striscione con la scritta “Padania libera”: “si organizza un convegno in luoghi istituzionali e con i soldi dei contribuenti sotto le spinte di lobby massoniche, mentre i cittadini chiedono ben altro” ammonì il sempre pungente Bricolo. Roberto Cota, mentre distribuiva il volantino riprodotto qua sopra, affermò perentorio: “Non si può fare un convegno a senso unico”. Ora è presidente della Regione Piemonte.

Passò qualche mese e la Lega imbastì addirittura un processo inquisitorio all’eroe. Un processo, riferiva l’Ansa, “organizzato dal gruppo consiliare del Carroccio con i Giovani Padani Veronesi e con il sostegno di alcuni esponenti di Padania Cristiana, che hanno presentato l’evento apostrofando Garibaldi come il ‘furfante dei due mondi‘ e con roboanti grida ad accompagnare la richiesta di condanna, al grido di ‘Viva Pio IX, viva il Papa Re! Viva il Veneto libero’”’.

Tanto per finire, secondo voi Borghezio poteva farsi sfuggire l’occasione per una delle sue sparate? Certo che no: “Altro che eroe, Garibaldi a noi padani fa venire l’orticaria! Garibaldi fu politicamente un coglione” la sua approfondita riflessione nel 2008.

Oggi, a pochi giorni dall’anniversario dell’Unità, siamo arrivato al rogo. Mia opinione personale è che queste contumelie vadano denunciate e basta, e che nessun dibattito sia da aprire sulla figura del Generale. D’altronde l’eroe d’Italia, personaggio unico dell’Ottocento, conosciuto ad ogni latitudine, vissuto sempre generosamente e morto povero, è al centro del negazionismo leghista per degli scopi chiaramente strumentali: viene stigmatizzata la sua figura per demolire l’Unità d’Italia e alimentare i pregiudizi razzisti verso i concittadini del Sud, pregiudizi mai scomparsi dalla base e dal vertice della Lega.

Per i seguaci di Bossi tutti, allora, valgano le parole che pronunciò Renato Garibaldi, un apicoltore pronipote di Giuseppe. Nel 2007 si presentò per protesta al “processo” contro l’eroe imbastito a Verona, annunciando al contempo una denuncia per vilipendio dello Stato e diffamazione nei confronti di una decina di rappresentanti del Carroccio che avevano preso parte alla gazzarra. “Se questi, redivivo, fosse a Verona – dichiarò riferendosi al suo illustre antenato – prenderebbe a calci il sindaco e i leghisti, che rinnovano lo squallido razzismo di nefasta memoria, pretendendo di dividere l’Italia tra Nord e Sud”.

Alla faccia della Lega, viva l’Italia e viva Giuseppe Garibaldi.

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