Andare in vacanza a Lampedusa è uno schiaffo al razzismo!

E’ questo il motto che i ragazzi dell’associazione Askavusa di Lampedusa stanno portando avanti in questi giorni. La parte migliore di quest’isola si sta chiedendo come unire la tradizione di accoglienza che ha sempre contraddistinto Lampedusa, senza perdere turisti. Come rispondere a chi disdice la vacanza per paura di ritrovarsi in un paese afflitto dai problemi di un’immigrazione clandestina selvaggia e di “proporzioni catastrofiche” come ripete il ministro Maroni?

I ragazzi di Lampedusa hanno provato a lanciare un’idea: urlare il loro no all’immagine di una terra depressa e sconfitta dall’immigrazione. E per farlo sono andati a ripescare il loro passato di grande apertura. Sono andati a recuperare le loro radici culturali. A Lampedusa c’è un Santuario che in passato veniva usato tanto dai cristiani quanto dai musulmani per pregare e nessuno vi trovava contraddizione. A Lampedusa ognuno che vi è passato ha lasciato le proprie tracce rendendo più affascinante e magico il clima che pervade questo avamposto d’Italia. E’ questa storia di accoglienza a rendere l’isola un vero posto moderno. Lampedusa è ricca della sua apertura tanto al turista quanto al profugo in difficoltà. Chi l’ha detto che accoglienza, solidarietà, empatia non possono andare d’accordo con il turismo? L’invito proposto dagli amici lampedusani è quello di andare sulla loro isola e scoprire, a fianco delle belle spiagge, le ancora più splendide caratteristiche umane dei suoi abitanti. Ci si potrà così innamorare della natura e dell’energia che questa scheggia di Mediterraneo emana attraverso una gioventù vivace, attiva e soprattutto umana.

L’urlo che arriva dai ragazzi di Lampedusa, è un bel messaggio di speranza per un futuro liberato da paure.

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