Nel 2009 gli Stati Uniti avevano chiesto alla Svizzera di consegnare i nomi di 52.000 correntisti americani presso la banca UBS, sospettati di evadere il fisco. Dopo un lungo braccio di ferro tra i due paesi, UBS aveva pagato una multa di 780 milioni di dollari agli USA ed era stata costretta a consegnare i nomi. Non tutti in realtà. 4.450 subito e altri 5.000 “a termine”, grazie a un’amnistia fiscale. Sull’identità di altre 40.000 persone scese invece il buio. “Il segreto bancario rimane intatto”, si era affrettato a dichiarare il ministro delle finanze svizzero Hans-Rudolf Merz, spiegando che erano stati consegnati solo i nomi di chi aveva commesso, con ragionevole certezza, “reati fiscali”, salvaguardando la privacy di tutti gli altri.

Sull’accordo raggiunto nell’agosto del 2009 tra Stati Uniti e Svizzera affiorano ora pesanti dubbi. Da ieri, sul sito del quotidiano norvegese Aftenposten, che cita come fonte Wikileaks, si possono infatti scaricare una serie di dispacci riservati dell’ambasciata americana e Berna, che raccontano una versione decisamente diversa del caso UBS. “Il ministro svizzero per l’Economia e il Commercio Doris Leuthard (…) ha comunicato che chiuderà le attività della società Colenco Power Engineering in Iran e ha ribadito l’impegno del governo a ricollocare un certo numero di detenuti di Guantanamo sul territorio svizzero”, si legge su un documento datato luglio 2009. “Il ministro Leuthard ha fatto capire chiaramente che, questi due impegni, sono legati al raggiungimento di un accordo politico nel caso del gigante bancario elvetico UBS”.

In sostanza, se si prendono per buone le note dell’ambasciata americana, la Svizzera sarebbe riuscita ad addolcire l’accordo con gli Stati Uniti sui conti UBS (consegnando 4.500 nomi su 52.000 ed evitando ulteriori sanzioni) dimostrandosi disponibile ad accogliere alcuni ex prigionieri di Guantanamo e impegnandosi ad ostacolare i piani di Colenco Power, società svedese con sede in Svizzera, accusata di violare le sanzioni all’Iran, partecipando al programma nucleare del paese asiatico.

In effetti, all’inizio del 2010 la Confederazione ha accolto due ex detenuti islamici cinesi, di etnia uigura e un prigioniero uzbeko. Nello stesso tempo, tutte le attività di Colenco in Iran sono state sospese. E’ solo un caso?

Interpellata sulla questione il ministro Leuthard nega ogni addebito. “Non c’è alcuna connessione tra il dossier UBS e i detenuti di Guantanamo o le attività di Colenco in Svizzera”, ha dichiarato ieri alla stampa. “Come tutti sanno il nostro governo ha dato la sua disponibilità ad accogliere i detenuti nel gennaio del 2009, dopo che il Presidente Barack Obama aveva annunciato la chiusura della base”. Leuthard ha aggiunto inoltre che Colenco “è stata chiusa in seguito all’applicazione di una procedura delle Nazioni Unite“, mentre la società svedese ha dichiarato ieri che non è mai stata coinvolta nell’arricchimento di uranio in Iran, ma solo nella “costruzione di centrali idroelettriche”.

Chi avrà ragione? Per saperlo basterà forse avere pazienza. E aspettare la pubblicazione di nuovi documenti.

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