Un uomo va al municipio del suo paese, un piccolo paese vicino a Torino. Ci va per parlare con qualcuno, magari un assessore, del problema della mensa scolastica della figlia.

Il problema è che la mensa scolastica costa cara, la scuola costa cara, la macchina costa cara, il mutuo costa caro, eccetera. Quindi propone all’assessore di non pagare il buono mensa e di mandare la figlia con il pranzo da casa.

Non si può fare, per questioni di normativa sanitaria, dice l’assessore.

L’uomo insiste.

Non si può fare comunque.

A un certo punto interviene un consigliere comunale che propone una soluzione: visto che l’uomo ha tre figli e fatica a sostenere tutte le spese che ne derivano, la prossima volta usi un preservativo.

L’uomo si arrabbia e anche molto e decide di protestare. Esce dal municipio e va a prendere una catena e un lucchetto dal ferramenta che c’è lì vicino. Poi si incatena davanti al municipio e minaccia di incominciare uno sciopero della fame.

La protesta va avanti un po’, arrivano i carabinieri, arriva anche il sindaco e altra gente.

Poi intervengono due deputati piemontesi della Lega Nord e la situazione si sblocca: riescono a convincere l’uomo a piantarla lì, per così dire, con la protesta e la minaccia di sciopero.

Più tardi l’uomo parla anche al telefono con un ministro della repubblica, che lo invita a partecipare alla giornata per le famiglie che si terrà a Milano il mese dopo. L’uomo se ne rallegra.

Più o meno le cose sono andate così. Potrei aggiungere che il ministro in questione si chiama Giovanardi, che i parlamentari della Lega che hanno mediato si chiamano Allasia e Cavallotto. L’uomo è cattolico praticante, come si può leggere su tutti i quotidiani che riportano la notizia, e così si capisce un po’ meglio perché la faccenda del preservativo lo abbia fatto arrabbiare tanto (anche se conosco molti cattolici praticanti che non l’avrebbero presa così male, e non cattolici che invece si sarebbero arrabbiati).

La storia però possiamo anche raccontarla così: un uomo che di mestiere fa il ministro viene informato che un altro uomo si è incatenato davanti al municipio del paese dove abita: protesta perché quando è andato a parlare in comune per capire come evitare i costi della mensa scolastica della figlia, un consigliere gli ha detto che esistono i preservativi. Siccome l’uomo che di mestiere fa il ministro è cattolico, telefona all’uomo che protesta per solidarizzare con lui e per invitarlo a partecipare a un convegno sulla famiglia a Milano. Nella telefonata probabilmente parlano di preservativi, e della difesa dei valori della famiglia. Non risulta che abbiano discusso del rapporto di causa conseguenza tra i tagli alla scuola pubblica e il costo del tempo mensa. Forse l’uomo che di mestiere fa il ministro non sa che impiegare meno soldi nella scuola significa farne spendere di più alle famiglie che pretende di difendere.

In conclusione resto sempre più convinto che i cosiddetti valori della famiglia, più che essere difesi, sottolineati, rimpianti, promossi, sbandierati, manifestati, messi al centro di convegni, aiutati, elencati, tutelati, protetti, vadano semplicemente (e faticosamente) vissuti. Quindi inviterei i ministri della repubblica, specialmente quelli cattolici, a incatenarsi davanti al parlamento per protestare contro chi non li ha avvisati che è sempre più difficile vivere i valori familiari, in Italia, anche per colpa del governo di cui fanno parte. Magari così gli telefona un padre di famiglia che solidarizza perché capisce il loro disagio anche se non può fare proprio niente per loro. E poi vanno tutti a un convegno sulla tutela dei consigli dei ministri a cui nessuno spiega bene le cose. E niente preservativi.

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