Culurgiones al posto del BigMac. Cannonau e Mirto invece della Coca Cola. Ivan Puddu ci aveva visto giusto. Il suo negozio di gastronomia a Santa Maria Navarrese, nell’Ogliastra, era nato per “valorizzare il modo di mangiare veloce e alla sarda”, rilanciando “i prodotti della nostra terra in versione da passeggio”.

Poi, un mese e mezzo fa, arriva una lettera da uno studio legale romano per conto di un cliente troppo grosso per essere vero: la multinazionale McDonald’s. “Il prefisso Mc non va bene”, spiegano gli avvocati. “Rischia di creare confusione tra i clienti”. La settimana scorsa arriva un’altra lettera di diffida, stavolta per il secondo negozio di Puddu: il McFruttu’s, che vende frappé prodotti con frutta raccolta localmente. Le motivazioni sono le stesse e Ivan corre subito ai ripari: il prefisso Mc davanti al suo cognome viene coperto con la scritta “censored” e al suo posto spunta un “De”. DePuddu’s, come i “tenores de Bitti” o la “buttariga de tonnu”. Molto più sardo, certo. Ma per McDonald’s è come segnare un gol fuori casa. Uno a zero e palla al centro.

“Mi è sembrata e mi pare tuttora una cosa assurda”, ha dichiarato Puddu. “Ma ho preferito cancellare il Mc con una striscia adesiva e sostituirlo con un più nostrano De. Non avrei nemmeno le possibilità economiche di affrontare controversie giudiziarie con una multinazionale”. La stessa scelta che ha fatto il negozio di Rivoli (To) “Mac Bun” (in piemontese “solo buono”). Diffidati dalla multinazionale americana, i paladini dello street food à la piemonteisa si sono rassegnati censurando l’insegna. “M***Bun – slowfastfood” si legge ora passando in Corso Susa 22/e. E chi vuole intendere intenda.

Intanto al “Censored De Puddu’s” stanno arrivando clienti in massa, da tutte le parti. L’hanno letto sui giornali, l’hanno visto in televisione. Ivan è il nuovo eroe locale. Un Davide che ha deposto la fionda e che ora approfitta, indirettamente, della visibilità mediatica del Golia a stelle e strisce. “Scusate, ma ho il locale pieno e tanta gente in fila alla cassa”, racconta al telefono al giornalista della Nuova Sardegna.

Nei giorni scorsi è arrivata la solidarietà della Regione Sardegna, che ha promesso di offrire “tutta l’assistenza in favore del signor Puddu e dei suoi culurgiones per portare avanti la battaglia legale contro McDonald’s”. E quindi il sostegno, cauto, di Confindustria che, “pur senza entrare nel merito legale della questione”, apprezza “chi promuove i prodotti agroalimentari sardi in modo inusuale e innovativo”.

Al coro dei fan della famiglia Puddu si è unito anche Carlin Petrini, il fondatore di Slow Food. “Un’arroganza così stupida, che mi verrebbe voglia di aprire un Mc Carlin’s!”, ha dichiarato. “Il prefisso Mc vale l’italiano De, oppure l’irlandese ‘O, dichiara l’appartenenza a una famiglia, mica è un’esclusiva di McDonald’s”. “Sono sicuro che, in tribunale, McDonald’s perderebbe”.

E mentre spunta un nuovo giorno dalle acque turchesi di Santa Maria Navarrese, sul profilo Facebook dei DePuddu’s piovono i commenti. Nicola Martino di Altamura (Bari), ricorda ai 2.035 amici del “Sardinia Fast Food” un’altra battaglia contro McDonald’s. L’ha vinta il panettiere Luca Digesù, che nel 2002 ha fatto chiudere la sede locale della multinazionale a colpi di focaccia pugliese. La storia, a lieto fine, è diventata un film, Focaccia Blues, che ha fatto il giro del mondo (www.focacciablues.it).

E se ci fosse un futuro di celluloide anche per Ivan da Santa Maria?

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