Qua se non stai un po’ pronto gli spunti ti scappano via come ridere, ti scivolano dalle mani, le notizie invecchiano e non se le ricorda più nessuno e se ti era venuto in mente un commento sagace, zac: troppo tardi.

Per fortuna che ci sono dei tormentoni, dei cavalli di battaglia, delle situazioni, degli schemi che ritornano sempre, come un basso continuo, come un minimo comune denominatore, come un fil rouge, come la teoria della fiaba di Propp (va bè, questo non c’entra tanto), che ti consentono di mettere in fila tutti gli spunti che credevi di aver perso per strada e di legarli uno all’altro, a ritroso, senza neanche sembrare troppo sconclusionato (almeno spero).

Premessa. Nella mia vita precedente ho lavorato per delle aziende commerciali, nel segmento cosiddetto “retail” (che grossomodo vuol dire vendita al dettaglio). In questa vita di vendita al dettaglio, c’erano dei periodi che stavo immerso in statistiche di vendita, analisi del budget, riunioni strategiche, pianificazione dei contatti commerciali, sistemi incentivanti, corsi motivazionali, eccetera. Non erano dei bei periodi, ma a volte c’era anche da divertirsi. Per esempio mi è capitato di andare a delle riunioni di uomini-retail in cui il direttore territoriale, un dirigente molto ben pagato, accoglieva tutti personalmente, uno ad uno, venendoti incontro all’ingresso in sala, a stringerti la mano, a salutarti, a chiederti Ciao, come stai? Come va’ lì, dove lavori … ? Tu gli dicevi dove lavoravi e lui in un attimo, con una prontezza fuori dal comune, da dirigente ben pagato, diceva Giusto! Come se ce l’avesse sulla punta della lingua e poi, Come sta Tizio? alludendo a qualche collega e dimostrando in quel modo di conoscere tutti i suoi uomini di tutto il suo territorio. Grandioso.

Poi se facevi il giro della sala per andare a salutare qualcuno, oppure se uscivi per andare in bagno e rientravi, e gli ripassavi davanti, lui scattava di nuovo come una molla e ti veniva incontro, ti stringeva la mano, ti diceva: Ciao, come stai? Come va’ lì, dove lavori …? Tu gli dicevi dove lavoravi, ma era un posto diverso da quello che gli avevi detto prima e lui in un attimo, Giusto! Come sta Caio?

Eran bei momenti.

Poi era bello anche il nome che davano alle campagne di vendita, cose tipo: promozione “superstar!”, oppure campagna “mega-profit”, o ancora operazione “porta-un-amico”. E dentro queste iniziative, nei comunicati aziendali e nelle riunioni organizzative, c’erano spesso delle parole ancora più belle: si usavano a profusione verbi come attenzionare, implementare, budgettare, e andavano molto i termini inglesi come timing, mission, performing, eccetera. A volte li mischiavano pure, questi termini e ci dicevano cose come Attenzionatevi sul timing dell’azione commerciale. A me veniva da buttarmi per terra.

In questi giorni, dopo una delle ultime esternazioni di B., mi è tornato in mente uno di quei termini inglesi, ricordando proprio l’operazione “porta-un-amico”: praticamente una campagna di vendita prodotti in cui dovevamo spingere i nostri clienti a farsi delatori, cioè a dirci se qualche loro familiare o parente poteva essere interessato (e interessante, per noi) a diventare a sua volta nostro cliente; in questo modo il delatore avrebbe ottenuto, a sua volta, un vantaggio economico. La parola era: referral. Cosa vuol dire? A parte delatore (che, lo ammetto, semplifica e estremizza un po’ la questione), ho trovato un paio di significati:

Un referral si verifica quando un utente fa clic su un collegamento ipertestuale che lo indirizza a una nuova pagina o file di qualsiasi sito web: il sito di origine è il referrer.”

Colui che si iscrive ad un programma di guadagno su indicazione di un’altra persona già iscritta (referrer). Il referrer ottiene una percentuale sui guadagni di ogni suo referral.”

Ergo, quando il Sig. B. ha detto ai dirigenti della sua impresa, pardon, del suo partito “Ognuno di voi convinca un finiano moderato a tornare nel pdl” ha chiesto loro di trovare dei referral. Bravo. Alla fantasia (o al senso pratico) di chi legge immaginare che tipo di guadagni il referral e il referrer potranno ottenere se mettono in pratica l’invito.

Chissà invece a che tipo di campagna di vendita o di sistema incentivante pensavano Maroni e Alfano un paio di settimane fa, a Palermo, quando hanno sciorinato i dati sugli arresti di mafia sotto l’attuale governo Berlusconi. Hanno sparato numeri e statistiche che ancora una volta mi hanno scatenato dentro uno struggente effetto madeleine: a sentir parlare di media di arresti giornalieri (8 al giorno!) mi è venuto in mente che a noi uomini-retail ci chiamavano anche “teste commerciali” e dividevano il budget, l’obiettivo di vendita da raggiungere in un determinato trimestre, per ciascuna testa, e poi per ciascun giorno lavorativo e quantificavano in soldini o beni di consumo il premio che avremmo ottenuto se avessimo raggiunto il budget complessivo alla fine dell’anno. Sarà previsto un sistema incentivante anche per gli arresti? Regaleranno ombrelli borsoni cellulari elettrodomestici computer viaggi premi a convention anche a poliziotti e magistrati, come si usa in tutte le aziende commerciali che si rispettino?

Ultimo collegamento ipertestuale, sul tema stato-azienda: 1° luglio 2010, Berlusconi è in visita a Panama dove partecipa all’avvio dei lavori di costruzione di un sistema di chiuse del canale realizzato da Impregilo (wow!), firma un accordo sulla lotta al narcotraffico e partecipa al vertice dei capi di stato dell’America Latina. Parlando al presidente panamense Martinelli dichiara che hanno molte cose in comune, testualmente: “io e Martinelli non siamo professionisti della politica ma siamo imprenditori” … “sto facendo l’imprenditore dell’Italia” … “nel mondo imprenditoriale si deve mantenere, ma in politica, la parola, non si mantiene quasi mai”.

Alcune conclusioni (o suggestioni, fate voi), in ordine sparso:

– l’aziendalese e la mentalità retail sono ovunque, passano gli argini, ci sommergono e quasi non ce ne accorgiamo più;

– se il nostro è un paese / azienda commerciale, di cui tutti noi siamo dipendenti / clienti, mi chiedo se è possibile licenziarsi senza per forza espatriare;

– certe parole mi fanno venire l’orticaria: serve una pomata.

– sarà meglio che vada a leggermi Proust prima che qualcuno si accorga che parlo di effetto-madeleine senza cognizione di causa

– in certi momento di sconforto mi consola pensare a quel verso della canzone “Re del mondo”, di Battiato, che dice: … e il giorno della fine, non ti servirà l’inglese

infine: abbiamo raggiunto il budget, quest’anno?

B.COME BASTA!

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