Ventilatore, ventola, ventaglio, strumenti di refrigerazioni evocativi del potere del vento. Eppure nel nominarli ancora più forte è la sensazione acustica che rimbomba nella nostra mente. Una lotta in cui il corpo perde la sensazione della frescura e invece il padiglione auricolare ha il sopravvento. Il file auditivo supera la memoria della sensazione fisica . Le notti passate (un tempo) col ventilatore puntato dritto addosso hanno lasciato un ricordo di appiccicaticcio e un terribile ronzio che pigiava forte i timpani, tanto da rendere ai più difficile un sonno sereno. A meno di non diventare assuefatti all’eterna circolarità, che tramuta il rumore in suono ipnotico, soporifero, al pari delle onde che si infrangono sulla battigia.

In modo involontario ciò che facciamo produce rumore e involontariamente la memoria del rumore si fissa nel cervello ed è possibile evocarla al pari di altre memorie sensoriali. Il tasto d’accensione del vecchio televisore, il croccante rumore dell’involucro dei cioccolatini o il suono della puntina che salta sul vecchio vinile. C’è una fonte sensoriale più forte dell’altra? C’è un tentativo di prevaricazione di un senso su un altro? C’è di sicuro la capacità squisitamente personale di incamerare meglio alcuni dati piuttosto che altri. Predisposizioni fisiche e attitudini, ma anche preferenze. È accertato che la memoria olfattiva sia collocata nel nostro cervello a un passo dallo scrigno dei ricordi. Per questo è tanto più facile cadere in vagheggiamenti di passato appena il nostro naso si scontra con una particella di profumo che conosciamo, o meglio, “riconosciamo”.

Proust o Baudelaire? Madeleine o sinestesia. Da che parte preme il nostro desiderio di intrecciare i sensi e collegarli alla memoria ai ricordi e alla sua capacità evocativa. Un quadro, una foto, portano immagine, raffigurazione, ma costituiscono anche rappresentazioni visive, tentativi di catturare immagini e attimi per sempre, elementi figurali gravidi di sollecitazioni sonore di rumori che conosciamo. Rumori o suoni, o semplici sollecitazioni musicali, atti di coinvolgimento sensoriale che alcune esperienze riescono a trasmettere. La vista e l’udito sembrano perversamente connesse in questo gioco di rimandi, se ne fa esperienza facilmente annullando il volume al televisore o guardando una scena di là da una finestra chiusa. Un bicchiere che si riempie di vino a distanza non potrà regalar dei sapori ma alludere a un rumore conosciuto, familiare, stimolante. Una chiamata a distanza, un canto delle sirene che incantano e invitano magari a un gesto di mimesi..

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