Il caso

Tokyo, una nuova Costituzione anti-NordCorea

Abe stravince - Il premier ottiene la maggioranza che gli permetterà di modificare la Carta pacifista

23 Ottobre 2017

A meno di un mese dalla repentina dissoluzione della Camera bassa, l’azzardo politico del premier giapponese Shinzo Abe sembra aver pagato: l’attuale coalizione di governo conquista una solida maggioranza, complice un’opposizione frammentata, e il leader conservatore adesso potrebbe diventare il primo ministro più longevo di sempre nel paese del Sol Levante. Neanche l’arrivo del tifone Lan sull’arcipelago, il 21° della stagione, riesce ad attenuare il risultato di Abe, con un’affluenza alle urne intorno al 54% (la seconda più bassa dal dopoguerra).

Le ultime indicazioni assegnano ai liberal-democratici di Abe un numero superiore ai 310 seggi assieme all’alleato di governo, il partito di centro-destra di ispirazione buddista Komeito. Il raggiungimento dei due terzi della maggioranza della Camera bassa, su un totale di 465 seggi – dopo aver già ottenuto un risultato analogo alla Camera dei Consiglieri – significa disporre dei mezzi per realizzare il principale obiettivo del premier: la controversa revisione della Costituzione pacifista.

Secondo le prime analisi dei media nipponici, proprio la crescente instabilità nella penisola coreana e la minaccia di un conflitto nucleare rappresentano le motivazioni più plausibili ad aver spinto gli elettori a scegliere la retorica nazionalista dei conservatori rispetto alle incognite degli altri schieramenti.

L’opposizione più accreditata, il Partito della Speranza della governatrice di Tokyo Yuriko Koike, si è rivelata un flop rispetto alle aspettative, malgrado le similitudini col manifesto di Abe sulla riforma della carta costituente. Avanza invece la sinistra più liberale rappresentata dal Partito costituzionale democratico di Yukio Edano, che intende opporsi con veemenza ai programmi della coalizione, incluso il progetto di riattivazione delle centrali nucleari.

La Costituzione nipponica del 1947, redatta sotto la supervisione dell’occupazione statunitense, non consente al Giappone l’intervento del proprio esercito sui teatri di battaglia internazionali, anche nei conflitti in cui siano presenti nazioni alleate, ma solo nei casi di legittima difesa.

Abe non fa mistero di voler cambiare l’articolo 9 per ridefinire il ruolo delle Forze di autodifesa, in un contesto sempre più volubile a livello geopolitico, e all’interno di un’area geografica dove le dispute diplomatiche e territoriali, in prevalenza con la Cina, non si sono mai sopite.

A ridosso del risultato elettorale il premier ha spiegato che solleciterà l’appoggio di tutte le forze politiche per il progetto di revisione della Costituzione, per il quale non ha ancora previsto un termine. Appare probabile invece un rimpasto dell’esecutivo. Grazie al risultato odierno Abe potrebbe ottenere il 3° mandato consecutivo nelle primarie del partito liberal democratico, divenendo così il premier più longevo della storia in Giappone.

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