Conclusioni affrettate sul caso Orlandi. In Vaticano c’è irritazione per il collegamento che è stato fatto tra il ritrovamento di “alcuni frammenti ossei umani” e la scomparsa di Emanuela Orlandi avvenuta il 22 giugno 1983. Come sono andati i fatti? Il 29 ottobre 2018 gli operai che stavano eseguendo alcuni lavori di ristrutturazione nella sede della nunziatura in Italia, a Roma, in via Po 27, hanno ritrovato alcuni frammenti ossei umani in un locale annesso all’edificio principale. Il nunzio in Italia, l’arcivescovo svizzero Emil Paul Tscherrig, ha subito chiamato Luigi Carnevale, dirigente dell’Ispettorato di pubblica sicurezza del Vaticano. Si tratta della struttura della Polizia di Stato italiana che si occupa, d’intesa con la Gendarmeria Vaticana, della protezione del Papa durante le sue visite in Italia e della vigilanza di piazza San Pietro.

È stato Carnevale, che prima di ritornare all’Ispettorato col grado di dirigente ha ricoperto il ruolo di direttore della Polizia scientifica, a coordinare l’avvio delle indagini. La sede della nunziatura in Italia, infatti, è di proprietà del Vaticano ed è un edificio extraterritoriale. La Santa Sede, però, non ha voluto occuparsi direttamente delle indagini e ha preferito affidarle alle autorità italiane. Nessun fascicolo penale è stato aperto in Vaticano mentre, come ha precisato una nota della Santa Sede, “il procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone ha delegato la Polizia scientifica e la Squadra mobile della Questura di Roma al fine di stabilirne l’età, il sesso e la datazione della morte” della persona di cui sono stati ritrovati alcuni frammenti ossei.

Il lavoro degli inquirenti punta in particolare a verificare se le ossa possano essere compatibili con il Dna di Emanuela Orlandi ma anche di Mirella Gregori, anche lei scomparsa a Roma nel 1983. Ma da qui, sottolineano fonti vaticane, collegare il ritrovamento dei frammenti ossei con il caso Orlandi appare una conclusione quantomeno affrettata. Indubbiamente il rapporto tra la famiglia di Emanuela, figlia di un dipendente vaticano, e la Santa Sede è sempre stato una ferita mai sanata. Pietro Orlandi, il fratello della ragazza rapita, nel corso degli anni ha rivolto numerosi appelli al Vaticano perché fosse aperta un’inchiesta e si appurasse finalmente la verità.

L’unico incontro tra Papa Francesco e Pietro Orlandi è avvenuto pochi giorni dopo l’elezione al pontificato di Bergoglio. I due si abbracciarono il 17 marzo 2013, al termine della messa che, nella sua prima domenica da Pontefice, Francesco aveva celebrato nella parrocchia vaticana di Sant’Anna. Ma poi Orlandi è tornato ad attaccare: “Bergoglio è il terzo Papa che ho incontrato nella mia ricerca della verità. Con lui il muro in Vaticano su questa vicenda si è alzato più di prima”. Per il fratello di Emanuela, infatti, “la cosa certa è che in Vaticano sanno. Il loro comportamento in questi 35 anni mi autorizza a pensarlo. La verità è qualcosa che pesa sull’immagine della Chiesa. Il Vaticano ha voluto evitare che la verità emergesse e ha avuto come complici lo Stato italiano e quei magistrati che non hanno puntato il dito sulle persone che erano a conoscenza di quanto avvenuto”. Per Pietro Orlandi la sorella resta “viva fino a prova contraria”.

La Segreteria di Stato vaticana ha sempre respinto la richiesta del fratello di Emanuela di riaprire il dossier sulla ragazza scomparsa. “Non possiamo fare altro – aveva affermato l’allora Sostituto, monsignor Giovanni Angelo Becciu – che condividere, simpatizzare e prendere a cuore la sofferenza dei familiari. Non so se la magistratura italiana abbia nuovi elementi, ma da parte vaticana non c’è nulla da dire in più di quanto non si sia già detto”. Un caso chiuso insomma per Papa Francesco e il Vaticano che ora solo l’esame del Dna dei frammenti ossei ritrovati nella nunziatura in Italia potrebbe riaprire.

“Chiederemo alla Procura di Roma e alla Santa Sede in che modalità sono state trovate le ossa e come mai il loro ritrovamento è stato messo in relazione con la scomparsa di Emanuela Orlandi o Mirella Gregori. Il bollettino emesso ieri sera dalla Santa Sede fornisce poche informazioni” ha detto Laura Sgrò, legale della famiglia di Emanuela Orlandi.

Twitter: @FrancescoGrana

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