I militari in servizio presso l’ex base Nato sul monte Venda, in provincia di Padova, morivano per tumore al polmone perché esposti al gas radon e i vertici delle Forze Armate sapevano, ma non hanno fatto nulla per prevenire il rischio. Lo ha stabilito il tribunale padovano che ha condannato a 2 anni per omicidio colposo l’ex direttore generale della Sanità militare, Agostino Di Donna, che dovrà anche risarcire assieme al ministero della Difesa i tre appartenenti all’Aeronautica militare ammessi come parti civili nel processo. Condannati anche altri 3 imputati, tutti ex vertici dell’Aeronautica. Assolto, invece, l’ex capo di Stato maggiore Franco Pisano, 86 anni. Il procedimento – partito nel 2005 e passato per due richieste di archiviazione respinte dal gip – riguardava la morte di due militari, Graziano Strazzacappa e Nicola Santacroce, deceduti proprio per aver inalato per anni gas radon nelle gallerie sotterranee della base, ma anche per la malattia di un terzo militare.

È la prima volta che una sentenza riconosce la colpevolezza della Difesa per le morti legate all’esposizione al gas radon. Secondo i giudici padovani, le Forze Armate Nato erano a conoscenza dalla fine degli anni Ottanta delle elevate concentrazioni di radon nella base sul monte Venda, ma non hanno fatto nulla per tutelare i militari: né limitando l’accesso ai locali contaminati né dotandoli di adeguate protezioni. Anzi, avrebbero ‘silenziato’ il rischio legato alla presenza del radon, gas radioattivo cancerogeno.

Negli anni i decessi a causa delle esalazioni di radon e amianto nell’ex base – nella quale lavoravano circa 600 persone – sono stati una settantina, 26 dei quali per tumore al polmone, scrive Il Mattino di Padova. Nel processo erano tre i militari riconosciuti come parte civile che avevano prestato servizio sul monte Venda, dove aveva base il 1° Regional Operation Center della Nato che controllava il traffico aereo militare e commerciale fino a Roma nel corso della Guerra Fredda.

La questione radon è stata affrontata recentemente anche dalla commissione d’inchiesta della Camera sull’uranio. I parlamentari hanno accertato che i vertici militari “per decenni hanno esposto personale militare e civile ad elevatissime concentrazioni di gas radon”, oltretutto “mantenendo il silenzio sull’esistenza del gas radioattivo noto per la sua cancerogenicità”. “È la prima sentenza del genere in Europa – ha commentato il legale di parte civile, Patrizia Sadocco – alla quale siamo arrivati in primo grado dopo una battaglia lunga e piena di ostacoli. Per il mondo militare era impossibile pensare che qualcuno fosse responsabile penalmente per la morte o le malattie che hanno colpito centinaia di militari in servizio”.

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