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Noemi Durini, l’ultimo post della 16enne uccisa dal fidanzato: “Non è amore se ti fa male o se ti picchia”

L'ultimo post è stato condiviso il 23 agosto e rappresenta il volto emaciato di una ragazza alla quale la mano di un giovane imbavaglia la bocca. Sul polso del ragazzo c'è un tatuaggio con la scritta 'Love?'. La ragazza aveva accompagnato la foto con alcune frasi contro la violenza sulle donne. Negli scorsi mesi, la madre della 16enne aveva denunciato il fidanzatino per il suo comportamento violento. Il cugino: "La picchiava"
Noemi Durini, l’ultimo post della 16enne uccisa dal fidanzato: “Non è amore se ti fa male o se ti picchia”
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Il volto emaciato di una ragazza alla quale la mano di un giovane imbavaglia la bocca. Sul polso del ragazzo c’è un tatuaggio con la scritta ‘Love?’. La foto sovrasta l’ultimo lungo post che Noemi Durini, la ragazza di Specchia uccisa dal fidanzato 17enne il 3 settembre e trovata morta oggi in un pozzo a Castrignano dal Capo, in provincia di Lecce, ha condiviso su Facebook qualche giorno prima della scomparsa. “Non è amore se ti fa male. Non è amore – è scritto – se ti controlla. Non è amore se ti fa paura di essere ciò che sei. Non è amore, se ti picchia. Non è amore se ti umilia (…). Non è amore se mente costantemente, non è amore se ti diminuisce, se ti confronta, se ti fa sentire piccola. Il nome è abuso. E tu meriti l’amore. Molto amore. C’è vita fuori da una relazione abusiva. Fidati!”.

Nelle scorse ore, il fidanzato 17enne di Noemi ha confessato di aver ucciso la ragazza ha indicato la zona nella quale aveva occultato il cadavere della fidanzata.  È indagato per omicidio volontario, in concorso con il figlio, anche il papà del ragazzo, 41 anni. La madre della ragazza era arrivata a segnalare il fidanzatino di sua figlia alla procura per i Minori a causa del suo comportamento violento. La donna, che temeva per la sorte della figlia che da un anno frequentava il giovane, chiedeva ai magistrati di intervenire per allontanarlo dalla figlia. Ne erano nati due procedimenti: uno penale per violenza privata, l’altro, civile, per verificare il contesto familiare in cui vive il giovane e se fossero in atto azioni o provvedimenti per porre fine alla sua indole violenta.

Anche il cugino, dopo la confessione del fidanzatino, ha detto: “Era possessivo e geloso, non voleva che mia cugina vedesse altre persone, la picchiava”. “Noemi, assieme ai genitori, era andata anche in caserma – ha aggiunto – per denunciare le aggressioni subite dal diciassettenne, e aveva ancora i segni della violenza sul volto, ma non è stato fatto nulla”.

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