È morto Carlo Suzzi, partigiano piemontese, unico sopravvissuto all’eccidio di Fondotoce. Lo chiamavano Quarantatré, perché si salvò solo lui dalla rappresaglia nazista del 20 giugno 1944 nella frazione di Verbania: venne colpito dal plotone tedesco e cadde, ferito, tra i corpi dei suoi 42 compagni. Credettero che fosse morto e riuscì a scampare all’esecuzione. Suzzi, all’epoca diciassettenne, è deceduto in Thailandia, dove si era trasferito negli anni Settanta.

I martiri di Fondotoce vennero trucidati per vendicare 40 fascisti catturati il 30 maggio precedente dai partigiani. Tutti giovanissimi, raccontava Suzzi, vennero portati in una cantina: “Era una stanza di sei metri per cinque circa, bassa, umida, oscura, che prendeva appena luce da un finestrino largo e basso con le inferriate. In quei minuti mi pareva di sognare. Non credevo che sarebbe toccato anche a me…”.

Una volta guarito, Suzzi si unì alla divisione Valdossola, concludendo la guerra come caposquadra con nome di battaglia Quarantatré. Nonostante abbia trascorso buona parte della sua vita lontano dall’Italia, la sua figura non è mai stata dimenticata come quella dei martiri di Fondotoce. Una strage che presenta ancora oggi diverse zone d’ombra. A quattordici delle 42 vittime, infatti, non si è mai riusciti a dare un nome né sono mai stati riconosciuti gli esecutori materiali della rappresaglia.

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