Era stato ricoverato in condizioni critiche lo scorso sette marzo ed era stato stato sottoposto a un intervento per rimuovere un tumore benigno al cervello. Ma Antonio Noriega, ex dittatore di Panama, è morto a 83 anni all’ospedale Santo Tomas nello Stato centroamericano, di cui fu presidente tra il 1983 e il 1989. Inizialmente alleato degli Stati Uniti, grazie a cui salì al potere, nel corso degli anni ’80 perse il sostegno di Washington anche per le violazioni contro i diritti umani e per il ruolo centrale nel narcotraffico, che lo vide collaborare con trafficanti come Pablo Escobar. E’ stato portato negli Stati Uniti, processato per traffico di droga, e imprigionato nel 1992. Fu condannato a 40 anni ma dal 2011 era in carcere a Panama dove stava scontando una condanna per omicidio. Il presidente Juan Carlos Varela ha commentato con un tweet: “Con la morte di Noriega si chiude un capitolo della nostra storia. I suoi figli e la sua famiglia ora meritano un funerale in pace”.


La vita – E’ stato per oltre due decenni, nel periodo della guerra fredda, una figura chiave nei rapporti tra l’America centrale e gli Stati Uniti. A Parigi aveva dovuto scontare la accuse di riciclaggio negli anni ’80, per circa 2,3 milioni di euro, fondi provenienti dal cartello delle droga di Medellin. Era stato estradato nel dicembre del 2011 da Parigi a Panama, dove venne accusato di diversi delitti, tra i quali anche la sparizione e uccisione di Hugo Spadafora, oppositore al regime di origini italiane, il cui cadavere fu ritrovato, con la testa mozzata, nel settembre del 1985 sotto un ponte al confine con il Costa Rica.

Le accuse in patria riguardarono la violazione dei diritti umani, oltre all’ordine dell’uccisione di tre oppositori: la condanna fu di 20 anni di reclusione per ognuno degli omicidi, 60 anni in totale. Uomo delle forze armate panamensi fin dal ’62, Noriega entrò nelle grazie dell’allora capo militare Omar Torrijos e alla sua morte (nel 1981) diventò capo delle Forze di difesa, riuscendo due anni dopo a confermarsi, fino al 1989, leader de facto a Panama City.

Esperto di intelligence militare, terrorismo, lotta al narcotraffico, cooperò con la Cia nel periodo in cui, nel 1976, l’agenzia era diretta da George W. Bush. L’appoggio dei servizi segreti Usa avvenne nell’ambito degli sforzi di Washington per evitare che Panama entrasse nella sfera d’influenza sovietica. Ricevette d’altro lato anche encomi per il ruolo svolto nella lotta contro il traffico internazionale di cocaina. E d’altra parte appoggiò operazioni filo-Usa di smantellamento delle guerriglie d’ispirazione marxista che ai tempi operavano in Nicaragua e El Salvador.

Negli anni in cui fu l’uomo forte del Panama, acquisì sempre maggiore influenza politica, assumendo una posizione anti-Usa. ‘Faccia d’Ananas’, come era stato soprannominato all’epoca dai media Usa, ha sempre sostenuto di essere stato destituito perché Washington voleva “negoziare il Trattato di Panama con un altro regime”. Tesi più volte respinta dagli Stati Uniti.
Quando nel 1987 alcuni ufficiali panamensi lo accusarono di essere coinvolto nel traffico di droga, a Miami fu aperta una inchiesta nei suoi confronti. Gli Usa gli tolsero definitivamente l’appoggio, dimenticando molto rapidamente che per anni lo avevano considerato come un “amico sincero”. Da quel momento cominciò il braccio di ferro con Washington conclusosi con la deposizione di Noriega in seguito all’operazione ‘Just Cause’: l’invasione dei marines americani a Panama avvenuta il 20 dicembre del 1989

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